La comunità chiede al Comune la costruzione di un luogo di culto prima dell’Expo 2015. Anche con un video che ha per protagonisti ragazze e ragazzi musulmani
Roma, 14 marzo 2014 – Una moschea a Milano. Ma che sia una moschea vera, non un tendone, un teatro o un garage dove ritrovarsi solo il venerdì.
La comunità musulmana la chiede da anni, torna a farlo adesso con le voci dei giovani, ragazze e ragazzi italiani, milanesi, il più delle volte figli di quegli immigrati che finora non sono riusciti a vincere questa battaglia. Questi giovani ci mettono la faccia, spiegando in poche parole, in unvideo-appello promosso dal Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano, Monza e Brianza, perché vorrebbero un posto dove pregare.
“Perché sono italiano, sono milanese e sono musulmano”... dice uno di loro. “Perché è un nostro diritto” ricorda a un’altra. “Perché Milano è una città multiculturale”… “Perché è giusto”… “Perché no?”. È il solo primo atto della campagna “Una moschea a Milano? Sì, prego!” nata per sollecitare l’amministrazione comunale, che in questi giorni dovrebbe prendere una decisione.
In ballo ci sono le legittime aspirazioni dei musulmani che vivono a Milano e vorrebbero essere liberi di praticare la loro fede come prevede la Costituzione. Ma non solo: nel 2015 parteciperanno all’EXPO anche tanti paesi a maggioranza islamica. “Riuscirà Milano – chiede il CAIM – ad accogliere gli espositori e i visitatori di fede islamica offrendo loro una moschea, degna di essere chiamata tale, e all’altezza della grande metropoli, da sempre laboratorio di convivenza interreligiosa e multiculturalità?”
“Abbiamo atteso anni e oggi ai padri e alle madri si sono aggiunti i figli e le figlie, a volte anche i nipoti a sognare e chiedere la realizzazione di un grande luogo di culto, di cultura e di socialità per la comunità islamica e per tutta la cittadinanza”, ricorda Davide Piccardo, coordinatore del CAIM. La comunità si è più volte detta pronta ad accollarsi il progetto finanziandolo in toto, senza chiedere soldi al Comune. “Spetta solo all’amministrazione decidere”.
EP