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Arriva a Roma “Katër i Radës”, l’audio documentario di Ornella Bellucci

Giovedì, 20 febbraio, alle ore 21.00, al Nuovo Cinema Palazzo la proiezione sonora di “Katër i Radës, il naufragio che nessuno ricorda” della giornalista Ornella Bellucci

Al Nuovo Cinema Palazzo (Piazza dei Sanniti 9/A, San Lorenzo, Roma), in un luogo che ha nel nome e nella storia una vocazione per le immagini, saranno invece le voci e i suoni a farla da padroni, per raccontare la storia del naufragio della Kater i Rades. A cura di Amisnet e Audiodoc, giovedì, 20 febbraio alle ore 21.00, si terrà la proiezione sonora di “Kater i Rades, il naufragio che nessuno ricorda”, audio documentario di Ornella Bellucci, giornalista che collabora con Lo Straniero, Radio3, il Manifesto, RadioArticolo1, Rassegna sindacale.

La tragedia di Katër i Radës

La sera del Venerdì santo del 1997, una piccola imbarcazione albanese stracarica di profughi, la Katër i Radës, viene speronata da una corvetta della Marina militare italiana al largo delle coste pugliesi. È uno dei più gravi naufragi della storia recente del Mediterraneo: muoiono 81 persone, in gran parte donne e bambini. Molti corpi non verranno mai recuperati, i sopravvissuti sono solo 34.
Il naufragio della Kater i Rades, avvenuto in quel lembo di mare che separa l’Italia dall’Albania, mentre nel piccolo paese balcanico infuriava una sanguinosa guerra civile, segna uno spartiacque nella percezione dei viaggi dei migranti. Per la prima volta, l’applicazione delle politiche di respingimento in alto mare provoca un immane disastro. Un disastro politico, non naturale.

Un lungo processo ha provato a ristabilire la verità, cosa sia effettivamente accaduto la sera del 28 marzo del 1997. Tra mille ombre e depistaggi, un briciolo di verità è stato ristabilito. È stato condannato il comandante della corvetta italiana, è stato stabilita la dinamica dell’impatto (in seguito a un lungo, estenuante inseguimento della carretta del mare da parte di una nave molto più grande), almeno in parte è stato smontato il muro di gomma eretto dai militari. Tuttavia è stato impossibile stabilire la responsabilità (pure evidente) degli alti vertici della Marina che hanno impartito gli ordini di harassment, cioè di “disturbo intenzionale” della navigazione di una imbarcazione di civili che scappavano da un conflitto. Non è stato possibile farlo, perché molte prove sono letteralmente “scomparse”.

Di fronte a questa triste vicenda in cui scompaiono dei corpi, e allo stesso tempo la verità circa la loro morte, l’unica operazione dignitosa è quella di provare a ricostruire come sono andate le cose. Non solo: è importante ricostruire la vita delle persone che erano sulla Kater i Rades. Le voci dei sopravvissuti, il dolore dei parenti, le storie minute di chi fuggiva, i loro sogni, i loro desideri, la loro percezione dell’Italia, del rumore del mare, degli ordini della Marina militare.

Da allora sia l’Albania che l’Italia sono molto mutate. I viaggi dei migranti seguono la rotta Nord Africa-Lampedusa. Non più quella che dall’Albania va verso Otranto e il Salento. Benché l’immigrazione sia tuttora l’evento sociale più importante della nostra contemporaneità, una spessa patina di oblio ricopre ciò che accaduto negli anni novanta, quando tutto cioè ha avuto origine in forme più massicce rispetto ai decenni precedenti.

Sullo stesso tema: Katër i Radës – raccolta articoli di Shqiptariiitalise.com

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