Il sindaco rinvia di 6 mesi la cerimonia per il conferimento della cittadinanza a un immigrato marocchino che non era riuscito a leggere la formula del giuramento. Nel frattempo, però, si rischia che il decreto di concessione della cittadinanza non abbia più effetto. Il sindaco: “Non ce l’ho con lui, ma la cittadinanza è una cosa seria”
Roma, 30 gennaio 2013 – Ad oggi, nonostante diverse proposte di legge che vanno in questa direzione, le regole sull’acquisto della cittadinanza non obbligano i candidati a superare un test di italiano. Un sindaco leghista ha però “rimandato” di sei mesi un marocchino a causa della sua scarsa conoscenza della lingua.
È successo a Vigonovo, in provincia di Venezia, come racconta il Gazzettino. Tutto era pronto per la cerimonia, ma l’aspirante italiano, un operaio di 47 anni, 21 dei quali passati in Italia, è andato nel pallone quando si è trovato in mano un foglio con la formula del giuramento: non riusciva a leggerla.
L’impasse è stata notata dal primo cittadino Damiano Zecchinato, che dopo essersi consultato con il responsabile immigrazione della prefettura ha deciso di rinviare la cerimonia a luglio. Il marocchino avrà sei mesi di tempo per imparare a leggere l’italiano (o forse, più semplicemente, per imparare a memoria la formula del giuramento).
Gli esperti legali di Stranieriinitalia.it segnalano, però, un particolare importante. L’articolo 10 della legge sulla cittadinanza (l. 91/1992) recita: “Il decreto di concessione della cittadinanza non ha effetto se la persona a cui si riferisce non presta, entro sei mesi dalla notifica del decreto medesimo, giuramento di essere fedele alla Repubblica e di osservare la Costituzione e le leggi dello Stato”.
Il rinvio imposto dal sindaco di Vigonovo potrebbe insomma complicare la vita dell’aspirante cittadino per molto più di sei mesi. Una volta pronto per il giuramento, sarebbe infatti quasi oltre tempo massimo. E rischiare di essere costretto a presentare altri documenti che dimostrano che può diventare italiano.
Il sindaco: “Non ce l’ho con lui, ma la cittadinanza è una cosa seria”
“Nessun intento razzista, ho solo fatto il mio dovere: di fronte ad un cittadino di origini marocchine che non ha saputo proferire nemmeno tre parole in italiano, e soprattutto non capiva quello che stavo leggendo, non ho potuto che interrompere la cerimonia” dice il sindaco Zecchinato, ribadendo che il suo gesto “non ha nessuna volonta” punitiva’ nei confronti della persona”.
“Gli ho anche chiesto se era emozionato, e se voleva imparare a memoria la frase di giuramento, ma non c’e’ stato nulla da fare” racconta . “Mi ha spiegato che in fabbrica parla l’arabo con i suoi colleghi, molti dei quali della stessa etnia, in casa in famiglia, anche, così come con i suoi pochi amici. Mi sono preoccupato perchè questa totale mancanza d’integrazione può essere pericolosa per sé e per gli altri: un qualsiasi inconveniente, piccolo incidente, o una diatriba anche di poco conto potrebbe avere conseguenze spiacievoli a causa di questa totale mancanza di comprensione della nostra lingua”.
Zecchinato dice di aver “voluto far scoppiare il caso perché a monte c’è un problema: la mancanza del rispetto della procedura da parte di prefettura e questura, enti preposti al controllo delle regolarità dell’ingresso dell’immigrato, sul soggiorno, la residenza, ma anche l’integrazione del soggetto tramite un colloquio, in cui si verifica la conoscenza della lingua italiana e dei principi fondamentali del nostro ordinamento, cosa che evidentemente non è stata fatta”.
E il sindaco di Vigonovo incalza: “Ho fatto una verifica tra i miei colleghi sindaci e ho scoperto che in casi simili al mio si fa finta di niente e la prassi è che si procede per evitare problemi. A me, però, non sta bene, la cittadinanza italiana per me è una cosa molto seria che prevede diritti e doveri e non si può dare con leggerezza. Spero che in questi sei mesi l’uomo riesca a imparare un po’ di italiano e così da parte mia non ci saranno problemi a concludere la cerimonia di conferimento della cittadinanza italiana”.
EP