Ottobre – mese della prevenzione al tumore al seno. Ricordando l’importanza della prevenzione, riportiamo un articolo della dr.ssa Orenada Dhimitri, psicologa clinica, sessuologa, psicoterapeuta, su come affrontare e combattere con forza la malattia.
Il tumore al seno. Conviverci e superare una sofferenza fisica e psichica
“Dietro i tuoi pensieri e sentimenti, fratello,
sta un possente sovrano,
un saggio ignoto che si chiama Sé.
Abita nel tuo corpo, è il tuo corpo.”
F. Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”
La diagnosi di tumore al seno può produrre un momento di sconvolgimento nella percezione che la donna ha di sé, del proprio corpo e quindi, anche dell’intimità e della vita relazionale. Molto spesso un tumore al seno, oltre alla propria identità femminile intacca la relazione di coppia e anche la vita sessuale, nonostante ci siano donne che riescono ad affrontare la sfida della malattia e le sue inevitabili conseguenze, con grande forza e coraggio.
L’impatto sulla sessualità e sulla maternità potrebbe essere decisamente più forte, soprattutto per le giovani donne che si trovano costrette a dover rinunciare alla maternità a causa di una menopausa precoce indotta dai trattamenti chemioterapici.
Inoltre, sull’impatto psicologico della malattia, ha un’influenza rilevante anche il tipo di intervento chirurgico effettuato. Si nota un’enorme differenza nell’affrontare la malattia tra le persone che hanno avuto una pratica conservativa di una quadrantectomia (rimozione di un unico quadrante di mammella) con quelle che hanno avuto la sola asportazione di un linfonodo sentinella (è il primo linfonodo che la linfa incontra nel suo percorso a partire dal tumore) e con le altre, che invece hanno avuto una mastectomia totale (asportazione dell’intera mammella) con estesa linfoadenectomia (asportazione di tutti i linfonodi ascellari).
Una mastectomia totale ha tutta una serie di conseguenze negative sulla donna, a cominciare dall’immediato impatto estetico che porta inevitabilmente ad una alterazione della sfera erotica e del piacere. Si possono verificare tentativi inconsci di voler separare in modo innaturale il corpo dai vissuti interiori di scarsa autostima, stress, ansia, paura, tristezza, vergogna. La maggior parte delle donne che si trovano a confrontarsi con un corpo cambiato, spostano l’attenzione sul partner, preoccupandosi maggiormente dell’altro, dimenticandosi radicalmente della coppia e di se stesse.
Disagi legati alla sessualità ed alla relazione di coppia
Durante e dopo i trattamenti terapeutici (chirurgici e farmacologici), nelle pazienti senologiche possono comparire tutta una serie di disturbi psicosessuali come Disturbi del desiderio, Disturbi dell’eccitazione, Anorgasmia, Vaginismo o Dispareunia (dolore nei rapporti sessuali). Le donne affette dal tumore al seno riportano una sensibile diminuzione nella frequenza dei rapporti sessuali, un calo della libido e rilevanti problemi di percezione del proprio corpo, modificazioni nelle reazioni fisiche e difficoltà di comunicazione con il proprio partner. Tutte queste problematiche si possono evolvere in disagi relazionali di coppia e portare alcune di loro ad astenersi totalmente dalla sessualità.
Molte donne che si sentono toccate profondamente nella loro femminilità, non si percepiscono attraenti e desiderabili. Dunque, prima di poter riscoprire il proprio corpo e recuperare l’autostima, è necessario integrare nella propria vita i cambiamenti avvenuti e i nuovi equilibri creati, per poter riconsiderare il proprio corpo una fonte di piacere. La mente e il corpo non sono mai divisibili, imparare ad ascoltare più attentamente i bisogni autentici del proprio corpo aiuta a comprendere più profondamente se stessi.
L’importanza dell’aiuto psicologico
Le persone con una diagnosi di tumore che coinvolge la sfera sessuale, vivono la malattia con forti sentimenti di rabbia, rifiuto e autoaccusa che, se trascurati, possono portare a problemi di ansia e depressione spesso anche molto gravi, con rilevanti ripercussioni sulla vita sociale e sulla realtà di coppia, dove si può verificare anche una incombente solitudine.
Sono proprio questi i casi in cui è altamente consigliabile richiedere un intervento di supporto psicologico (non necessariamente di psicoterapia). Si tratta di un lavoro psicologico individuale, di breve durata (da sei a dodici mesi), che mira alla ricerca di soluzioni a problemi specifici, aiuta a gestire i momenti di crisi, a prendere decisioni, ed ha come obiettivo principale di fornire alle pazienti maggiori risorse per raggiungere una soddisfazione di se stesse per poter migliorare le relazioni e per sviluppare una maggiore consapevolezza personale.
Nell’arco del lavoro psicologico, insieme alla paziente si valutano tutti i sentimenti negativi legati alla patologia (scarsa autostima, stress, ansia, paura, tristezza, rabbia, vergogna) aiutandola a raggiungere una miglior qualità di vita e scegliendo con lei la strategia migliore per far fronte alle difficoltà derivanti dalla malattia e dal percorso terapeutico. Si lavora in primis sul senso dell’ingiustizia subita con la scoperta della malattia e sul senso di colpa, ovvero sulla scarsa disponibilità verso il partner, ricostruendo poi un nuovo equilibrio nella relazione di coppia. Oltre alle pazienti, l’intervento psicologico di supporto si può estendere anche ai familiari, in modo da poter gestire in modo più adeguato la malattia, il periodo pre e post operatorio, il rapporto di coppia e le dinamiche familiari.
“… Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni”
Madre Teresa