Martedì scorso al Pantheon il primo sit in del “febbraio della cittadinanza”. L’appoggio del ministro Delrio: “Battaglia giusta, farò tutto quello che posso”. Chaouki: “Andremo anche da Mattarella”
Roma, 8 febbraio 2017 – Sui passaporti dei figli degli immigrati, sopra lo stemma della Repubblica, c’è scritto: “Chi nasce o cresce in Italia è italiano”. Poi c’è un appello al Senato: “Rispondi!”
Quei passaporti sono comparsi ieri pomeriggio davanti al Pantheon a Roma, nel sit in promosso dalla Campagna l’Italia sono Anch’io e dal movimento Italiani senza Cittadinanza per chiedere a Palazzo Madama di approvare la riforma che renderebbe italiane anche per legge le seconde generazioni. La mobilitazione è permanente, ci saranno eventi al Pantheon ogni martedì pomeriggio, fino a una manifestazione nazionale fissata per il 28 febbraio.
“Lo abbiamo chiamato “febbraio della cittadinanza” e chiediamo a tutti di darci sostegno. Aspettiamo questa riforma da tanti anni e oggi ci ritroviamo ancora a dire che non vogliamo più essere fantasmi” ha detto Fatima Edith Maiga, 25 anni, una degli Italiani senza Cittadinanza scesi in piazza. È arrivata in Italia a 9 anni, è cresciuta a Reggio Emilia, sta prendendo a Roma una seconda laurea. Per la legge, più che un fantasma, è un’immigrata ivoriana.
Davanti al Pantheon, ed è un segnale importante, è arrivato anche il ministro Graziano Delrio, che quando era sindaco di Reggio Emilia fu portavoce della Campagna l’Italia sono Anch’io. “Il governo – ha premesso – accompagna, non si sostituisce al Parlamento. Però politicamente è giusto che questa battaglia venga portata avanti, anche dentro al Partito Democratico. Farò tutto quello che posso fare, ci tengo. C’è tempo per approvare la riforma prima delle elezioni, dobbiamo andare fino in fondo”.
Il Ministro Graziano Delrio, martedì scorso al Pantheon, mentre legge la cartolina di Arbër Agalliu realizzata da Italiani senza cittadinanza, sostenendo così la riforma sulla cittadinanza:
“La riforma arrivi subito in Aula, saltando il passaggio in Commissione” è tornato a chiedere Filippo Miraglia, vicepresidente dell’ Arci. “Il problema non sono i settemila emendamenti della Lega Nord, ma quello che vuole fare il Partito Democratico. Ha ancora la volontà politica di condurre in porto una riforma sulla quale ha trovato faticosamente alla Camera un accordo col Nuovo Centrodestra? Per la paura, infondata, di perdere consenso elettorale, il Pd potrebbe allargare la distanza tra questi ragazzi e il loro Paese”.
“Noi seconde generazioni possiamo costruire ponti, anche tra l’Italia e gli altri Paesi, ponti fatti di solidarietà, integrazione e comprensione reciproca. Il nostro è un messaggio di apertura per questo Paese, che è il nostro Paese. Io per diventare italiano ho dovuto rinunciare alla cittadinanza cinese, è stato doloroso ma ho scelto l’Italia” ha raccontato Marco Wong, di Associna, che lunedì era nella delegazione ricevuta dal presidente Grasso Palazzo Madama.
Ci si muove su più fronti per arrivare al risultato. “Stiamo pensando di incontrare anche il presidente Mattarella” ha spiegato oggi Khalid Chaouki, il deputato del Pd che insieme alla collega Milena Santerini (Democrazia solidale – CD), ha promosso un appello per la riforma della cittadinanza, sottoscritto da parlamentari, associazioni, artisti e scrittori.
“Questa è una riforma di buon senso, riconosce un diritto sacrosanto di 800 mila figli di immigrati ma promuove anche una cittadinanza più consapevole, che unisce nascita in Italia e percorso scolastico” ha sottolineato Chaouki . “Possiamo togliere alibi a chi rivanga nelle zone d’ombra della ghettizzazione e sbattere la porta in faccia a chi specula sulla paura. È una battaglia di civiltà per dare all’Italia un’identità plurale e più forte grazie ai suoi nuovi cittadini”.
“Siamo impazienti. Perdere questa occasione sarebbe un’enorme miopia politica” ha spiegato Santerini. “In questi anni i motivi per approvare la riforma non sono venuti meno, ma sono aumentati. Riguardano il presente, per la situazione di questi italiani di fatto ma non di diritto, ma anche una visione dell’Italia del futuro, che ha tutte le ragioni per pensare a un futuro insieme alla seconde generazioni e alla ricchezza che rappresentano”.
Elvio Pasca