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Fuori dal Cie Andrea e Senad, “stranieri” nati e cresciuti in Italia

I due fratelli liberati da una sentenza del giudice di pace che ha annullato espulsione e trattenimento disposti per motivi di sicurezza e ordine pubblico: “Siamo italiani”. La Questura: “Adotteremo altre misure di prevenzione”. Giovanardi: “Sentenza creativa”

Roma, 23 marzo 2012 – Sono stati rilasciati ieri, dopo 50 giorni di detenzione del Centro di identificazione ed Espulsione di Modena, Andrea e Senad, due giovani nati e cresciuti in Italia, ma figli di cittadini bosniaci, quindi stranieri per la legge. I due però non hanno nemmeno il passaporto del Paese d’origine dei genitori, che non li avevano registrati all’ambasciata.

Il giudice di pace di Modena ha invalidato il trattenimento e il provvedimento di espulsione emanato nei loro confronti dalla Questura per motivi di ordine e sicurezza pubblica.

“Siamo un po’ confusi ora: perché eravamo qui? Siamo extracomunitari? Ma io mi sento un italiano che non ha potuto fare i documenti” così Andrea all’uscita. Senad ha aggiunto: “Siamo nati a Sassuolo, siamo italiani, è strano essere stati messi qui. Dicono che ho commesso reati, ma per quei reati ho già pagato: allora se è così anche gli italiani che hanno dei precedenti devono stare qui?”.

“Il pronunciamento ha dichiarato illegittimo il provvedimento di espulsione, sancendo un precedente importante nel diritto italiano in materia d’immigrazione poiché viene stabilito che la legge Bossi Fini non debba essere applicata a coloro che sono nati in Italia o presunti apolidi” ha commentato all’uscita dal Cie di via La Marmora il legale dei due, Luca Lugari, secondo il quale “lo snodo principale di questa situazione è stato dato da un vuoto legislativo e dalla mancata richiesta di cittadinanza al compimento della maggiore età da parte dei due fratelli”.

“I ragazzi – spiega il legale – non sono mai stati nel paese d’origine dei genitori e ritengo che non potessero essere riconosciuti dalla stessa ambasciata poiché privi di qualsiasi documento o passaporto. Ora, procederemo alla loro regolarizzazione per quanto ci consentirà la legge italiana: non avendo ancora uno ius soli l’unica disposizione percorribile è la richiesta per lo status di apolidi. Si potrebbe però profilare, entro 30 giorni, un ricorso in Cassazione perché il provvedimento è locale e non definitivo: da questo punto di vista sottolineo che la Corte di giustizia europea per i diritti umani ci ha comunicato in mattinata di aver avviato un procedimento d’’infrazione nei confronti dell’Italia proprio in merito a questo caso”.

Ad accogliere i due ragazzi anche i rappresentanti locali di LasciateCIEntrare e della rete Primo marzo, che si sono mobilitati per la loro liberazione. Cèciel Kyenge, portavoce nazionale del primo marzo, parla di “una sentenza storica che segna una vittoria dovuta al contributo di tante persone e associazioni del terzo settore che hanno creduto nel principio di una buona cittadinanza e che principalmente sottolinea quanto la legge Bossi-Fini metta in ginocchio molti migranti creando clandestinità. Ora dobbiamo fare chiarezza a livello nazionale su quali tipologie di persone vengano rinchiuse dentro ai Cie che sono all’oggi veri carceri etniche”.

La Questura: “Valuteremo altre misure”

Una nota della Questura di Modena ricorda che la vicenda dei fratelli “ha avuto inizio con il loro rintraccio, il 10 febbraio scorso, durante mirati servizi volti al contrasto dei reati predatori, in particolare dei furti in appartamento, la cui recrudescenza ha suscitato grande allarme nell’opinione pubblica”. Dagli accertamenti “emerse  che i fratelli erano stati destinatari di diversi provvedimenti coercitivi, in alcuni casi a seguito di sentenza passata in giudicato, nonché di misure di prevenzione disposte dal Questore pro tempore. In ragione di quanto sopra si ritenne opportuno, nel rispetto della normativa vigente, di procedere all’adozione dei due provvedimenti di espulsione poi annullati”.

“Quest’Ufficio – aggiunge la Questura – in attesa dell’effettivo accertamento della nazionalità bosniaca dei fratelli, avviato con le competenti Rappresentanze Diplomatiche di quel Paese, valuterà l’opportunità di disporre nei loro confronti l’adozione di ulteriori misure di prevenzione”.

Molto critico il senatore del Pdl Carlo Giovanardi, secondo il quale “la sentenza d’appello creativa del giudice di pace di Modena è l’ennesima invasione di campo di un magistrato che invece di applicare la legge, se la inventa secondo le sue personali convinzioni”.

Giovanardi: “Sono pericolosi”

“Ricordo -scrive Giovanardi – che si tratta di due nomadi senza fissa dimora e privi di attività lavorativa, che hanno sempre dichiarato di essere bosniaci quando sono stati fermati dalle Forze dell’ordine, pregiudicati per furto, furto aggravato, resistenza a pubblico  ufficiale, lesioni personali, danneggiamento aggravato, guida di veicoli senza patente, minaccia, definiti pericolosi per l’ordine pubblico dal primo giudice che aveva convalidato il trattenimento”.

“Chiedo con forza al Pd e ai comitati che si sono attivati per la liberazione immediata – conclude – chi adesso se ne farà carico fornendogli casa e lavoro e garantendo la collettività che nessun cittadino sarà più vittima di reati predatori come quelli ripetutamente commessi dai due giovani in passato”.

 

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