La conferenza organizzata dall’associazione Scanderbeg di Parma in occasione del 550° anniversario dalla morte di Giorgio Castriota Scanderbeg, è stata anche un’ottima occasione per rilanciare la figura politica dell’eroe albanese, scoprirne la natura non solo di valoroso condottiero ma di abile coprotagonista della ricerca degli equilibri tra i popoli e i poteri dell’Europa
Si è svolta nei giorni scorsi (sabato 3 febbraio) la conferenza “Giorgio Castriota Scanderbeg – Baluardo della Civiltà Europea” organizzata dall’associazione Scanderbeg di Parma in occasione del 550° anniversario dalla morte dell’eroe nazionale albanese.
Dentro la cornice logistica fornita dalla bellissima Biblioteca Monumentale dell’Abbazia di San Giovanni, hanno potuto offrire un degno excursus storico i due relatori, i giornalisti e ricercatori di storia Virgjil Kule e Loris Catriota Skanderbegh, quest’ultimo discendente diretto di del Eroe albanese, moderati dall’avvocato Gentian Alimadhi. Virgjil Kule, giunto appositamente da Tirana dopo una tournee in diverse città europee tra cui Parigi, Dusseldorf, ha potuto parlare del suo libro storico “Giorgio Castrioti Scanderbeg – l’Ultimo Crociato”, mettendo in risalto altri aspetti dell’eroe diversi da quelli di cui eravamo abituati fino ad oggi. Con l’esposizione della cronistoria anno per anno, si è potuto valorizzare la figura di Scanderbeg nella metà del ‘400 non soltanto quale abile condottiero militare ma soprattutto quale uomo politico e diplomatico capace di ‘internazionalizzare’ la cronaca di un piccolo suo feudo come Kruje in funzione della sua ambizione finale, ossia, opporsi agli ottomani e diventare così Re assoluto di tutta l’Arberia (odierna Albania).
Si è parlato, grazie anche ai vari interventi dal pubblico della aspirata crociata che voleva condurre da leader assoluto nonché della campagna italiana a sostegno del re Ferdinando di Napoli, figlio di Re Alfonso. Loris Catriota, da parte sua, oltre a sottolineare gli aspetti più salienti della carriera militare e diplomatica di Scanderbeg, da buon conoscitore di parte del carteggio elaborato dal suo antenato, ha sottolineato la figura dell’eroe nazionale nella veste di uomo di cultura.
Il numeroso pubblico interessato alle domande da sottoporre ai relatori, ha fatto durare la conferenza per oltre due ore dal suo inizio.
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I Castriota (talvolta anche Castrioto, Castriotto, Castrioti o Casteroti, furono un casato principesco albanese di antichissima origine schipetàra (ossia albanese). Giorgio Castriota detto appunto Skanderbeg (dal turco Iskender a sua volta dal greco Alexander, più il titolo turco “bey” con il significato di “signore”), fu battezzato dal Papa Callisto III “Athleta Christi” e “Defensor fidei” mentre Vivaldi gli dedicò un’opera. Tantissime sono le piazze europee, a partire da Roma, che ospitano la statua dell’eroe nazionale albanese.
Perché Alimadhi ha deciso di battezzare l’eroe nazionale albanese quale “Baluardo delle civiltà Europea”? Perché con la sua lotta alla difesa della sua terra da ogni oppressore è diventato nello stesso modo anche difensore della cristianità quindi Scanderbeg si potrebbe considerare, per dirla con le parole di Donato Oliverio, “un antesignano dell’idea dell’Europa unita”, quella Europa messo così in discussione ai giorni nostri.
D’altra parte, l’Eroe ha speso i suoi giorni in un secolo (metà 1400) dei più complessi della storia dell’Europa, attraversato da guerre fra nazioni e fra dinastie. È il secolo della invenzione della stampa, del contenimento delle aspirazioni ottomane sull’occidente e, sul suo finire, della scoperta dell’America e della nascita del protestantesimo, eventi tutti destinati a determinare il destino dell’Europa che noi stessi, oggi, conosciamo e viviamo.
Di qui, l’apprezzabile intento intellettuale e culturale, di spogliare Scanderbeg dei panni troppo stretti dell’eroe nazionale di un’antica e orgogliosa nazione rimasta tuttavia per periodi troppo lunghi ai margini della grande storia. Le ricerche presentate collocano Scanderbeg a pieno titolo fra i difensori della cristianità dell’Europa.
Al di là delle ragioni di fede, che in questa sede non rilevano, la cristianità è tratto distintivo dei questa nostra Europa, assieme alle conquiste del pensiero razionale, della democrazia e dei diritti fondamentali dell’uomo, che anche dal cristianesimo, attraverso percorsi difficili e contraddittori e a volte sanguinosi, hanno tratto alimento. Ritrovare rilanciare la figura politica dell’eroe albanese, scoprirne la natura non solo di valoroso condottiero ma di abile coprotagonista della ricerca degli equilibri tra i popoli e i poteri nel continente cristiano è operazione di grande interesse e intelligenza.
Interesse e intelligenza storiografica e soprattutto politica, riferita all’oggi e alle prospettive di crescita politica sia dell’Albania che dell’intera Europa. Oggi più che mai c’è la convinzione che i grandi problemi che ci impegnano (dalla pace fra i popoli alla ridefinizione degli equilibri globali, dalla gestione dei flussi migratori alla gestione dello sviluppo tecnologico) non possono che essere affrontati a partire dalla dimensione europea, da costruire sul piano istituzionale come su quello culturale. Un Paese come l’Albania, ancora faticosamente impegnato ad uscire dalle secche di troppi anni di totalitarismo, emarginazione e sottosviluppo debba assolutamente trovare la propria strada nella piena integrazione nel processo di costruzione della nazione europea.
Questa auspicata integrazione passa anche attraverso percorsi culturali, dei quali, questa iniziativa è un bellissimo esempio.