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I fantasmi neri di Belgrado

Purtroppo una partita di calcio è stata violentata dagli hooligan di Belgrado, l’UEFA deciderà domani se farla rigiocare secondo i suoi criteri di valutazione ma non dubbitiamone neanchè per un momento di un fatto palese: siamo stati più civili e dignitosi dei serbi e di questo dobbiamo essere solo orgogliosi.
Di Gjergji KAJANA

Qualsiasi cosa decida l’UEFA, siamone certi che siamo noi albanesi i vincitori morali e diplomatici della diatriba sull’asse Belgrado-Tirana causata dagli incidenti della partita Sebia-Albania nella capitale serba. L’Albania come paese è stata offesa pesantemente nell’orgoglio nazionale dai fischi all’inno e i cori razzisti e omofobi della folla dello stadio di Belgrado, i giocatori della Nazionale sono stati aggrediti fisicamente da persone non autorizzate (e non fermate dalla polizia) dentro il campo di gioco e nel tunnel verso gli spogliatoio e poi abbiamo subito la beffa delle autorità serbe che incolpano di fantasia Tirana degli incidenti. La Serbia non ha voluto fermare la furia nazionalista abbattuta sugli albanesi allo stadio e ha cercato di nascondersi dietro la foglia di fico di un drone telecomandato che ha lanciato sul campo una bandiera della “Grande Albania”, atto definito provocatorio da Belgrado. E’ impossibile credere che questo atto sia stato più grave delle violenze esercitate sugli albanesi, ampiamente riprese dalle telecamere e testimoniate dai giocatori della Nazionale e il CT De Biasi.

Non solo Belgrado è mancata al dovere di ospitare secondo le regole una partita internazionale ma non ha ancora chiesto scusa per le violenze. Dopo che la partita è stata sospesa per la pratica impossibilità di riprenderla (i giocatori albanesi erano sotto shock psicologico per i pestaggi), i serbi hanno rifrescato il fantasma della “Grande Albania” che minacerebbe la stabilità dei Balcani. Indirettamente l’accusa era verso le autorità albanesi, che hanno reagito con dignità e non hanno annullato la visita programmata per il 22 ottobre di Rama a Belgrado. Il premier di Tirana ha affermato che la “Grande Albania” è l’incudo di Belgrado, non l’aspirazione di Tirana. Grave che – come testimoniato dal nostro ministro degli Esteri Bushati – il titolare degli Esteri serbo Dacic non ha voluto parlare per telefono al suo omologo albanese dopo gli incidenti, gravi anche le affermazioni del premier di Belgrado Vucic che si sarebbe riservato del tempo per decidere se avrebbe ospitato Rama. Siamone orgogliosi di un fatto però: nel week-end calcistico albanese non ci sono stati episodi di bandiere serbe incendiate e Rama e Bushati non hanno risposto alle provocazioni di Vucic e Dacic, i quali speravano che fosse lui ad annullare la visita. Questo non è successo e, con la mediazione tedesca, la visita è stata razionalmente rimandata al 10 novembre.

I fantasmi neri del vicino passato nazionalisto assillano ancora pesantemente la Serbia e ne condizionano i passi pubblici. Sarebbe un vero peccato se l’UEFA non ci concedesse la possibilità di rigiocare il match e sopratutto se l’UE facesse gli occhi ciechi di fronte al doppiogiochismo dei serbi, che nella gestione di questa crisi politica non hanno mostrato aderenza ai valori europei (pur essendo il loro paese entrato nel processo di negoziazione dell’adesione in Europa). Nessun megafono ha richiamato all’ordine gli hooligan che fischiavano l’inno ospite e incitavano alla morte degli albanesi, gli agenti di polizia non hanno affrontato i violenti che hanno pestato gli albanesi sul campo, le autorità non hanno condannato queste violenze. Una visita politica programmata da tempo di grandissima importanza per la stabilità geopolitica dei Balcani Occidentali è stata tenuta ostaggio agli umori folli e irrazionali della folla urlante di Belgrado, alla quale le autorità non osano contravvenire pur avendone la responsabilità. La responsabilità dei fatti che occorrono in importanti manifestazioni è sempre degli organizzatori. I serbi dimostrano anche grande cecità politica nell’accusare di fomentare il nazionalismo il governo Rama, forse il più filoeuropeo di tutta la nostra storia e nel cui programma la “Grande Albania” è tradotta come la simultanea adesione nell’UE di tutti i paesi indipendenti dei Balcani dove vivono cittadini di etnia albanese.

Purtroppo la partita di calcio è stata violentata dagli hooligan di Belgrado, l’UEFA deciderà a presto se farla rigiocare secondo i suoi criteri di valutazione ma non dubbitiamone neanchè per un momento di un fatto palese: siamo stati più civili e dignitosi dei serbi e di questo dobbiamo essere solo orgogliosi.

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