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I ”professionisti dell’immigrazione” nuovi Ascari a servizio del ceto politico italiano

Negli organismi di rappresentanza degli immigrati in Italia, molto spesso, trovi personaggi che sognano di ‘volare alto’ e coltivano la ricerca affannosa di una carica politica, non per servire meglio la ‘causa comune’, ma per ottenere potere, popolarità e prestigio. Soni i professionisti dell’immigrazione, la “foglia di fico” della democrazia del ceto politico proponente

di Giuseppe Chimisso

Negli ultimi decenni la deriva della società italiana si è gravemente accentuata.
Deriva sociale e culturale nella quale si è innestata, come un tragico e malefico intarsio, una perniciosa crisi economica dagli esiti non certi e definiti.
Una società in decadenza come la nostra, non può che esprimere e rispecchiarsi in una misera classe politica sia di governo che d’opposizione, quale è quella che da troppo tempo ci sovrasta.
Ceto politico che sempre più è preda di ricatti e lotte intestine, squassato da scandali che minano quei brandelli di credibilità residua, dove i gossip sono all’ordine del giorno nei lavori delle segreterie dei partiti divenute, non da ieri, veri e propri comitati d’affari. La politica dei veleni sta raggiungendo livelli intollerabili di barbarie ed è difficile immaginare che questa sciatteria, questa poltiglia maleodorante si possa trasformare in illuminata capacità di governo della res publica.

E’ questa classe politica che si arroga il potere di invadere ed ammorbare ambiti della società civile, che potrebbero esserle precluse, per ricercare una sorta di complicità che, ottiene abbastanza facilmente ed a poco prezzo. E’ il caso dell’immigrazione che vogliamo qui affrontare.
Sappiamo che il pensiero della classe politica di “destra”, caratterizzato da elementi di esclusione e xenofobia ha, purtroppo, fatto scuola e permeato vasti strati della società. Per gran parte della stessa classe politica di “sinistra”, da quando ha rinunciato ai principi che l’hanno contraddistinta per secoli, questo termine è divenuto un semplice toponimo. Di quest’ultima vogliamo parlare e non solo di questa.

La classe politica nel tentativo di egemonizzare il variegato mondo dell’immigrazione, prova tutte le strade possibili e dopo le tanto declamate, quanto fallimentari esperienze dei Consiglieri Aggiunti, ci riprova e punta a lanciare organismi più ampi tipo le Consulte per l’Immigrazione in diverse province, od organismi similari che rappresentano palestre, in cui questa classe politica alleverà politici in erba, a propria immagine e somiglianza, da imporre alle comunità di appartenenza ed a tutti i lavoratori non italiani.

Questi organismi rappresentano la “foglia di fico” della democrazia del ceto politico proponente, organismi non operativi nel senso che non contano nulla nelle cose che contano, si riuniscono alcune volte l’anno, hanno diritto di parola, ma, ovviamente non possono votare.
I componenti di questi organismi che usufruiscono di gettoni presenza, qualche misero benefit e rimborso spese, sono alettati da speranze ed illusioni per il proprio personale futuro e sono composti oltre che da qualche onesto e volonteroso operatore in buona fede, magari rappresentante di associazioni, qualcuno che “ha famiglia” lo si trova sempre, in gran parte dai soliti noti, i cosiddetti “professionisti dell’immigrazione”, prezzolati da Enti Locali, partiti e sindacati. I “professionisti dell’immigrazione”, sono i veri e propri nuovi Ascari del sistema politico odierno; non temiamo di definire con il termine di Ascari, che individuava i soldati eritrei al soldo delle truppe coloniali italiane nel Corno d’Africa, tutti quei personaggi, delle più svariate nazionalità, che hanno capito bene quali sono le esigenze e la natura del ceto politico locale e sgomitando velocemente si sono adeguati come uno stampo sul prototipo. Gli Ascari sono contraddistinti da un inseparabile bouquet che li caratterizza, è il particolare linguaggio che usano e col quale si sciacquano la bocca di una vuota e falsa fraseologia similare al politichese, impregnata dell’eco delle problematiche relative all’immigrazione, al fine di sollevare una cortina fumogena atta a nascondere meglio gli egoismi ed interessi più bassamente personali, materiali e magari “politici”.
All’interno dei più diversi organismi di rappresentanza esistenti, troppo spesso, sono presenti personaggi che sognano di ‘volare alto’ e coltivano la ricerca affannosa di una carica politica, non per servire meglio la ‘causa comune’(sic!), ma per ottenere potere, popolarità e prestigio. La malcelata e sfrenata ambizione dei nostri eroi unita ad una spessa cotica di orgoglio ed accompagnate da logiche poco democratiche, normalmente si esprime nel vedere gli altri componenti dello stesso organismo di rappresentanza, non come compagni di una comune battaglia per l’affermazione dei diritti della propria gente, ma possibili “concorrenti” da trattare con smodata e volgare arroganza, senza esclusione di colpi bassi. Quando non conviene lo scontro, subentra la logica di creare una fitta ragnatela di supine e viscide accondiscendenze al fine di usare gli altri Ascari presenti come “utili idioti” per dare gambe ai propri sogni di volare come un’aquila; sogni che alcuni Ascari, presenti numerosi anche fra gli immigrati albanesi, coltivano nel tempo, spesso inconsapevoli di non possedere le ali, ma essendosi circondati di fedeli galline petulanti, dovrebbero più umilmente ambire ad essere ‘primus inter pares’ fra le schiere di portaborse od aspiranti tali.

Come sempre il difetto sta nel manico. Nella degenerazione della politica e nella cultura parassitaria dell’opinione pubblica italiana, come scritto in precedenza, cultura che sta avvelenando anche parte degli immigrati.
La cosa più incredibile, comunque, non è rappresentata dalla presenza degli Ascari nella scena politica locale dei territori; Ascari, per altro, solidali fra loro come in una cosca mafiosa, quando sono attaccati dall’esterno. L’incredibile è che oggi giungere ad una verifica diretta con i referenti politici ed istituzionali sulla rappresentatività di questi organismi al di là di come sono definiti, è divenuta un’esigenza non più rinviabile, ma paradossalmente, lungi dall’essere all’ordine del giorno.

Pensiamo che il problema sia più grande e cioè: questi referenti politici ed istituzionali sarebbero disposti ad accettare una rappresentanza degli immigrati veramente democratica anziché una pletora addomesticata di “clientes”, buona da esibire nelle occasioni pubbliche e per il resto contenta di qualche osso da rosicchiare? Perché una rappresentanza libera e democratica sarebbe sicuramente più conflittuale, autonoma e propositiva perché non composta da servili yesman.

Come sempre il difetto sta nel manico…..
Per finire, a proposito di rappresentanze, non c’è bisogno che ripeta in questa occasione, parafrasando un motto vecchio di un secolo che “una testa, un voto” deve essere l’obiettivo irrinunciabile dei cittadini non italiani residenti, per la conquista dei diritti civili e politici.
Tutte le altre vie sono inutili e dannose chimere.

Giuseppe Chimisso, shqiptariiitalise.com

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