Se durante il Regime comunista, la chiusura in cui venivano tenuti i cittadini albanesi era inversamente proporzionale al loro desiderio di esplorare ciò che c’era al di là della Cortina di ferro, oggi un lungo cammino verso l’UE è stato compiuto. Auspico che adesso, dopo tanti anni, a un popolo di cittadini europei, possa corrispondere finalmente uno Stato in procinto di diventare membro dell’Unione Europea.
Di Gerarta Zheji Ballo*
La strada del riavvicinamento all’Europa e all’Occidente inizia per il paese più di vent’anni fa. La china del crollo del Regime comunista è imboccata con la crisi delle ambasciate a giugno del 1990, seguita dalle proteste studentesche alla fine dello stesso anno, che culminano nella concessione delle prime libere elezioni dopo 44 anni di Socialismo Reale. Si apre la fase della Transizione e ha inizio un lento percorso di avvicinamento all’Occidente, con la moltitudine di significati che questo termine porta con sé. Se multiformi sono state le fasi dell’avvicinamento, si può affermare che sia stata volontà generale che questo percorso si facesse. Nessuno dei partiti costituitisi dopo la demolizione del sistema totalitario comunista ha mai professato posizioni contrarie a una stretta partnership dell’Albania con l’Unione Europea. Vennero ripresi i fili tessuti da intellettuali, scrittori e politici albanesi che tra fine Ottocento e inizio Novecento hanno plasmato l’identità europea del paese. Si tratta di quel movimento che diede vita al Risorgimento del paese (in albanese Rilindja, la Rinascita), il cui risvolto politico è stato la lotta per l’indipendenza nazionale dall’Impero turco, ottenuta nel 1912. Ne sono seguiti gli sconvolgimenti delle due guerre mondiali e l’edificazione del Socialismo Reale. Negli anni Novanta la convinzione di essere finiti dal lato sbagliato della Cortina di ferro per decisione non presa dal popolo albanese, porta a voler percorrere il più in fretta possibile la strada che separa il paese dagli aggettivi-status ‘europeo’ e ‘Occidentale’.
Una dicotomia illuminante dello stato delle cose nel paese è questa: durante il Regime l’Albania era al contempo il paese dove erano ormeggiati i sottomarini russi e dove i giovani nelle città ascoltavano Battisti, Celentano, i Beatles e si inventavano i modi più ingegnosi per poter cantare queste canzoni tutti insieme nonostante la censura, come quello che mi ha raccontato mia madre, di cantare Yellow Submarine, sostituendo però il testo inglese dei Beatles con un testo in albanese, possibilmente inneggiante al Partito, che rendeva molto soddisfatti i professori. Ecco, io credo che mia madre e i suoi amici fossero cittadini europei. Lo erano per la curiosità che avevano verso la cultura prodotta dagli altri cittadini europei, per la voglia di leggere, ascoltare musica, conoscere la storia e le tradizioni degli altri paesi europei.
E io credo che anche i giovani albanesi di oggi siano cittadini europei. Il desiderio di esplorare la diversità delle culture riunite sotto l’egida dell’Unione è esattamente ciò che le istituzioni europee cercano di stimolare con i progetti rivolti al giovani dei paesi Ue, Erasmus, Leonardo, tutti gli scambi culturali promossi da Youth in Action. Tutto ciò è già parte del bagaglio dei giovani albanesi che studiano o lavorano in Albania e all’estero. C’è una nuova generazione che oggi è in grado di dibattere ed offrire la propria visione a proposito dei grandi problemi che l’Unione sta attraversando. Anche l’associazione dei giovani federalisti europei è presente oggi a Tirana. E di certo questi giovani, insieme a coloro che vivono fuori dal territorio nazionale, sarebbero in grado di mettere al centro l’Europa e portare molte persone al voto se anche in Albania si tenessero le Elezioni per il Parlamento Europeo del 22-25 maggio prossimi.
Perciò, se durante il Regime la chiusura in cui venivano tenuti i cittadini albanesi era inversamente proporzionale al loro desiderio di esplorare ciò che c’era al di là della Cortina di ferro, oggi un lungo cammino verso l’UE è stato compiuto. Il primo aprile del 2009 entra in vigore l’Accordo di Stabilizzazione e Associazione con l’UE e il 28 aprile il governo chiede all’Unione il riconoscimento dello status di paese candidato. Sempre il 1° aprile 2009, l’Albania diventa ufficialmente membro dell’Alleanza Atlantica. Inizia così una, ancora più stretta, collaborazione tra le istituzioni del paese e i rappresentanti di Unione Europea e paesi membri della NATO. L’Opinione della Commissione Europea in merito alla concessione dello status di paese candidato, viene pubblicata il 9 novembre 2010. Dodici sono le ‘key priorities’ elencate dalla Commissione come passi da compiere prima dell’apertura dei negoziati.
Venendo all’oggi, Il 16 Ottobre, come sapete, la Commissione europea ha raccomandato al Consiglio la concessione all’Albania dello status di Paese candidato all’adesione. A incidere positivamente sono stati il test delle ultime elezioni politiche a Tirana e i progressi nel percorso di riforme indicate da Bruxelles. Il vertice del Consiglio Ue di dicembre deciderà se accogliere questo suggerimento.
Io mi auguro che le garanzie offerte dall’attuale esecutivo e gli sforzi compiuti sino a qui dagli esecutivi precedenti siano giudicati meritevoli di ottenere lo status di paese candidato. Cosicché dopo tanti anni, a un popolo di cittadini europei, possa corrispondere uno Stato in procinto di diventare membro dell’Unione Europea.
* L’autrice è Console dell’Albania a Roma. “Il lungo cammino dell’Albania verso l’Europa” è il suo discorso tenuto all’incontro culturale “Nice to meet you” organizzato dall’Università di Siena con la comunità di studenti albanesi.