Di Gjergji KAJANA
L’esplosione del caso Doshi ci sta riaprendo gli occhi sulla devalorizzazione del nostro Parlamento, che si sta trasformando in una arena di battaglia verbale, fatto irrazionale per un paese pieno di problemi. La seduta del 5 marzo, la prima dopo l’espulsione dell’ex-deputato socialista dal suo ex-gruppo parlamentare e l’avvio delle indagini della Procura sulle sue accuse al Presidente del Parlamento Meta di averli ordito alle spalle un piano di assassinio, è stata una vergogna nazionale. Nel mentre all’ordine del giorno si doveva discutere, tra l’altro, anche un progetto di legge sulla vendetta di sangue, l’opposizione di Berisha e Mediu – volti ben noti alle procure della nostra repubblica – ha bloccato il podio e dato vita a un indegno spettacolo di accuse verso Meta. Gli ambasciatori occidentali, persone pratiche poco abituate a perdere il loro prezioso tempo, hanno abbandonato l’aula mentre si verificava il basso scambio di accuse di legami con la criminalità organizzata tra Meta e il deputato socialista Sterkaj da una parte e gli acerrimi oppositori Berisha, Mediu e Paloka dall’altra. Impossibilitato a intervenire durante la seduta, all’uscita il premier Rama ha definito gli ostruzionisti dell’opposizione “una banda di “politikej” “, neologismo sicuramente figlio dell’unione delle parole “politici” (“politikanë”) e “sciacalli” (“çakej”). E’ stata una vera seduta da richiamo della foresta.
Il Parlamento uscito dalle urne del 23 giugno 2013 si sta devalorizzando. Le accuse tra governo e opposizione, che raggiungono l’acme quando si attaccano Berisha da una parte e Rama e l’imprenditore Kokëdhima dall’altra, sono permanenti. L’esplosione del caso Doshi, con l’ex-deputato del PS che accusa Meta di tentativo di assassinio e Rama, Tahiri, il massimo dirigente della Polizia Didi e il Procuratore Generale Llalla di omissione di difesa nei suoi confronti come vittima del “complotto”, mette sotto i riflettori – insieme alla sua pittoresca figura di un gangster diventato legislatore – la poca consistenza etica di molti dei componenti dell’Aula, che si tirano pugni verbali dopo le sue accuse. E’ un bene per il PS che si è liberato di una persona indicata come rappresentante di spicco dell’Albania informale (qualcuno sta anche al governo, basta sfogliare Wikileaks…), ma è stato un gravissimo errore includerlo nelle liste elettorali, per lo più dopo che era stato protagonista dell’aggressione al giornalista Likmeta nel marzo 2008. Se la faccenda innescata dalle sue “rivelazioni” risulterà in una bolla di sapone, l’Albania scoprirà di essere stata per settimane ostaggio di un impudico reality show vergognoso. Il tutto avviene quando tante delle strade del paese sono piene di fango, il reddito medio non è alto, molti albanesi sono costretti da una amministrazione e sistema giudiziario inefficiente a imbarcarsi in processi per farsi riconoscere diritti acquisiti con il lavoro come le pensioni di anzianità, in Albania esiste ancora la vendetta di sangue (ma in Parlamento non si può parlare perché Berisha la fa da padrone del microfono) e la cultura rimane prevalentemente maschilista.
A preoccupare finora è l’inesistenza del confronto parlamentare sui veri problemi albanesi: la disoccupazione, il lavoro nero, la lenta e impacciata giustizia, la dovuta estensione dei diritti sociali ai poverissimi e agli incapienti, la corruzione nel sistema statale. Come si può pretendere che gli albanesi, già travagliati da tutti questi problemi esistenziali, rispettino il Parlamento se i parlamentari lo trasformano in un saloon? La maggioranza ha intaccato la procedura permettendo a Berisha di parlare in ogni momento dentro all’Aula, ma potrebbe anche intaccarla di nuovo per permettere che dopo le dovute repliche si parli anche dell’ordine del giorno. Ormai è chiaro che il PD farà ostruzionismo fino al 2017, se non boicotterà l’Aula con tutti i pretesti possibili già prima della fine della legislatura, forse spalleggiata dal suo uomo eletto Capo dello Stato nel 2012. I socialisti e i metisti ammetteranno di replicare a ogni accusa dei democratici ogni volta che essa si materializza dal podio? L’Albania onesta di fronte alle TV deve aspettare che il PD finisca di memorizzare un corso di democrazia politica? È indubbio che ai berishiani conviene l’anarchia parlamentare, da dove può sempre spuntare un incidente che li richiami in piazza per denunciare Rama e Meta come usurpatori del potere albanese e meritevoli di essere abbattuti dal popolo in rivolta. L’anarchia non conviene agli albanesi, che hanno votato i parlamentari per lenire le loro sofferenze e non offrirgli gratuite sedute da zoo umano in rivolta.