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La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943 in mostra a Roma

L’attività di archeologi e architetti italiani in Albania tra gli anni Venti e Quaranta, attraverso immagini d’epoca, carte tematiche, progetti e documenti originali: questo il tema della mostra “La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943”, allestita dal 19 marzo al 15 maggio 2016 al Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano.

Un’occasione per conoscere il complesso legame che unisce l’Italia e l’Albania, fondato su numerosi progetti di ricerca nel campo dell’architettura e dell’archeologia, ancora oggi presenti sul territorio albanese.

Il materiale esposto nella Mostra, principalmente iconografico e documentario, restituisce una sintesi dell’attività di archeologi e architetti italiani in Albania tra gli anni Venti e Quaranta.

Riproduzioni fotografiche, documenti originali prestati da privati, disegni tratti da pubblicazioni dell’epoca, materiale d’archivio (Archivio storico del Ministero degli Esteri, Archivio di Stato, Accademia dei Lincei, Istituto di Archeologia di Tirana, Archivio Centrale Tecnico delle Costruzioni di Tirana), ricostruiscono da una parte la ricerca archeologica, la conservazione e valorizzazione di monumenti storici, dall’altra la progettazione di piani regolatori e di architetture in molte città.

L’impegno italiano sul patrimonio archeologico albanese iniziò in modo sistematico con Luigi Maria Ugolini, attraverso importanti cantieri di scavo, che dal 1926 videro gli archeologi affiancati da ingegneri, architetti e artisti, per l’attività di documentazione e in progetti di restauro.

A quelle missioni si deve la scoperta di importanti siti archeologici albanesi, come Phoinike e Butrinto, la produzione di un’accurata documentazione di scavo – rilievi planimetrici, sezioni, ricostruzioni grafiche – il restauro di edifici storici, e la realizzazione di infrastrutture e strutture per la fruizione.

La presenza italiana in Albania è testimoniata anche dal gran numero di edifici, opere e piani urbanistici realizzati da architetti, ingegneri e tecnici italiani nella prima metà del Novecento. Si tratta di opere che hanno contribuito allo sviluppo del territorio albanese e che tuttora ne caratterizzano i paesaggi urbani ed extraurbani.

Dal 1939 al 1943 operò l’Ufficio Centrale per l’Edilizia e l’Urbanistica, sotto la direzione dell’architetto fiorentino Gherardo Bosio, che si occupò della programmazione e della realizzazione di opere pubbliche disseminate sul territorio, elaborando i piani regolatori di numerose città albanesi. In particolare Bosio fu impegnato a Tirana, costruendo i principali edifici e luoghi rappresentativi della capitale, in quello stile a metà tra il razionalismo e la monumentalità tipico di quegli anni.

La mostra nasce nell’ambito del “Gruppo di Ricerca sull’Antico”, costituito da alcuni docenti del Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura del Politecnico di Bari, e si avvale per la ricerca, la documentazione e l’allestimento, di dottorandi, laureati e studenti del Politecnico stesso e dell’Università di Roma Tre. Il Gruppo opera da anni nelle principali aree del Mediterraneo interessate dall’attività di archeologi e architetti italiani, studiando le tecniche di ricerca e valorizzazione dell’antico, nel passato quanto nel presente.

La mostra, promossa e prodotta da Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma, Politecnico di Bari: Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria Civile e dell’Architettura, Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio, Centro di Studi per la Storia dell’Architettura e patrocinata dall’Ambasciata della Repubblica di Albania in Italia rimarrà aperta al pubblico fino al 15 maggio 2016.

 

 

 

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