Sabato 1° giugno, a Bologna i facchini sono scesi in piazza in seguito al licenziamento di alcuni colleghi che si sarebbero impegnati all’interno di un vivace movimento sorto negli ultimi mesi per chiedere garanzie sul posto di lavoro, aumenti di stipendio e diritti.
Roma, 4 giugno 2013 – La ‘primavera araba’ dei facchini, così è stata definita dai media, con una manifestazione di più di un migliaio di operai partecipanti, organizzata dal sindacato SI-COBAS, approda sabato 1° giugno, nel centro di Bologna dove porta la rabbia e la protesta dei lavoratori del comparto della logistica.
I facchini sono scesi in piazza in seguito al licenziamento di alcuni colleghi che si sarebbero impegnati all’interno di un vivace movimento sorto negli ultimi mesi per chiedere garanzie sul posto di lavoro, aumenti di stipendio e diritti.
“Qui a Bologna Granarolo e Coop Adriatica, due fiori all’occhiello della sinistra di questa città, hanno licenziato 41 facchini della logistica perché avevano osato alzare la testa”, ha detto al microfono uno dei partecipanti alla manifestazione.
Con questo odioso atto, il licenziamento di massa, che ci fa pensare agli anni più bui delle relazioni sindacali, si è raggiunto l’apice della tensione e dello scontro che oppone facchini, nella stragrande maggioranza lavoratori di origine marocchina, tunisina e pachistana alla variegata miriade di cooperative che gestiscono il trasporto merci.
La partecipata manifestazione contro il licenziamento dei 41 facchini ha visto versare in terra latte Granarolo, lanciare mozzarelle contro le sedi dei sindacati ufficiali accusati di collaborazionismo per avere firmato un contratto di lavoro peggiorativo e di non permettere alle sigle sindacali di base, che rappresentano la maggioranza dei lavoratori della logistica, di partecipare alle trattative con la controparte. Said, un noto leader del sindacalismo di base così afferma: “È il momento di uscire allo scoperto, di far capire a Bologna ed ai suoi padroni che il popolo invisibile schiacciato nei magazzini ha deciso di dire basta alla schiavitù e di riprendersi i propri diritti. Moltiplicheremo gli scioperi. Sentirete ancora parlare di noi”.
La manifestazione, alla quale hanno partecipato delegazioni di lavoratori giunte anche da diverse altre città, combattiva, ma ordinata e corretta, rappresenta cronologicamente l’ultimo atto pubblico di una sequela di fatti, scioperi e scontri che proseguono da vari mesi. Dagli scioperi selvaggi nei grandi magazzini dell’IKEA di Piacenza a fine inverno, con relativi licenziamenti di rappresaglia, la forte mobilitazione ed il conseguente ritiro dei licenziamenti, agli scioperi che si sono avuti, sempre più a macchia d’olio, non solo in regione Emilia Romagna ma nei territori più disparati e lontani, da Milano a Roma, fino agli scontri del 22 marzo ad Anzola Emilia, in occasione dello sciopero generale del comparto, che ha bloccato tutti i grandi magazzini di distribuzione merci, con feriti investiti da camion che forzavano i blocchi, agli ultimi scioperi della settimana scorsa, dopo il taglio del 35% dei già miseri stipendi dei facchini, scioperi che hanno bloccato i magazzini del latte Granarolo, con conseguente intervento della polizia e 41 facchini licenziati dalla cooperativa CTL-SGB.
Il maggio dei lavoratori della logistica è stato caldo….; con i 41 licenziamenti dei facchini si preannuncia che l’estate sarà torrida.
Giuseppe Chimisso