Le immagini e le storie dei figli degli immigrati consegnate ai senatori prima della protesta per la riforma della cittadinanza. Baudet Vivanco: “Per la politica non è mai il momento giusto, oggi come dieci anni fa”
Roma, 13 ottobre 2016 – Arber su un prato ad Arezzo, Assita a scuola a Palermo, Shehan in cortile a Brescia,… Foto scattate qualche anno fa in Italia a bambine e bambini come tanti altri, anzi no. Dalle storie raccontate accanto alle immagini scopri che quei bambini d’Italia, per l’Italia, erano e sono stranieri.
Le “cartoline cittadine” degli Italiani Senza Cittadinanza che trovate in questo articolo testimoniano l’abisso che separa la realtà dall’attuale legge sulla cittadinanza. Un passato trascorso insieme ai figli degli italiani non garantisce ai figli degli immigrati un presente uguale a quello dei loro amici di allora e di oggi. Da una parte c’è chi ha la fortuna di aver ereditato la cittadinanza italiana, dall’altro chi è trattato come un immigrato anche se è cresciuto e in molti casi anche nato qui.
L’iniziativa lanciata su Facebook da un gruppo di seconde generazioni entra nei Palazzi e scende in strada. In mattinata, in Senato una delegazione di Italiani Senza Cittadinanza ha consegnato le prime “cartoline cittadine” alla Commissione Affari Costituzionali, nel corso di un incontro al quale hanno preso parte anche rappresentanti della campagna l’Italia sono Anch’io. Un modo per far arrivare il messaggio forte e chiaro a chi continua a tenere la riforma della cittadinanza nei cassetti.
Mentre tra poco, alle 15, gli Italiani Senza Cittadinanza si ritroveranno vestiti da fantasmi davanti al Pantheon per un flash mob, uno degli eventi di protesta e sensibilizzazione organizzati il 13 ottobre in tutta Italia. “I senatori sono invitati caldamente anche lì, escano dal palazzo e vengano a incontrarci e a conoscerci direttamente, al di là delle rappresentazioni filtrate e spesso distorte dei media” dice a Stranieriinitalia.it la giornalista Paula Baudet Vivanco, che insieme a Shehan Teixeira ha inventato le “cartoline cittadine”.
Baudet Vivanco, figlia di esuli cileni, è arrivata a Roma quando aveva sette anni, ma è riuscita a diventare italiana solo dopo il trentatreesimo compleanno e dopo che una prima domanda di cittadinanza era stata respinta. Teixeira ha origini srilankesi, quando ha messo piede in Italia aveva undici anni, suo fratello appena quattro. Da allora sono passati quasi quindici anni, ma per la legge sono ancora entrambi stranieri.
Ma i senatori conoscono le seconde generazioni? “Soprattutto per sentito dire anche per ragioni anagrafiche. Difficile che abbiano avuto compagni di classe figli di immigrati, mentre oggi, secondo i dati del ministero dell’Istruzione, ci sono ottocentomila alunni con cittadinanza non italiana e oltre la metà sono nati qui. Le cartoline sono un’idea semplice per raccontare il nostro percorso e ricordare a tutti che siamo una parte importante di questo Paese”.
Eppure, le seconde generazioni paiono di nuovo uscite dai radar della politica, che dopo il sì della Camera è riuscita per un anno ad anteporre moltissime altre questioni, puntualmente considerate più urgenti rispetto alla riforma della cittadinanza. “Dicono sempre che non è il momento giusto, oggi come dieci anni fa, e intanto noi figli di immigrati diventiamo a nostra volta genitori senza che sia ancora cambiato nulla” sottolinea Baudet Vivanco.
Oggi è giorno di protesta, ma intanto la raccolta delle cartoline cittadine continuerà su Facebook. Il materiale non manca, lì fuori ci sono un milione di vite da italiani senza cittadinanza da raccontare.
Elvio Pasca
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