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L’isola di Lampedusa corre per il Nobel per la Pace

La candidatura è stata presentata ufficialmente a fine gennaio da una scrittrice norvegese. “Un riconoscimento per una piccola popolazione che rispetta la dignità umana e mostra che gli esseri umani possono praticare la convivenza pacifica”

Roma, 7 febbraio 2014 – Un premo Nobel per la Pace alla gente di Lampedusa, impegnata da anni nell’accoglienza di profughi e migranti.

Non è più solo un auspicio, ma c’è la concreta possibilità che il sindaco Giusi Nicolini e suoi concittadini  seguano le orme di personaggi del calibro di Martin Luther King, Nelson Mandela e Madre Teresa di Calcutta. La candidatura è stata avanzata ufficialmente il 31 gennaio dalla scrittrice Elisabeth Eide, professore di Scienze sociali all’Università di Oslo e Akershus, che è tra i norvegesi che possono presentare proposte al Comitato per il Nobel. Questo la esaminerà nei prosismi mesi, a ottobre farà la sua scelta.

A darne notizia è il sito de l’Espresso, che aveva lanciato un appello online per la candidatura al nobel dopo il naufragio del 3 ottobre, durante il quale persero la vita almeno trecentosessantasei tra uomini, donne e bambini che cercavano di raggiungere l’isola su un barcone. Quell’appello è stato firmato da oltre cinquantamila persone.

“Oggi Lampedusa è uno dei più importanti accessi all’Europa e la popolazione dell’isola svolge un ruolo centrale nell’offrire un trattamento umano ai profughi dei barconi. Gli abitanti di Lampedusa si sono mostrati in grado di convivere in pace con i nuovi arrivati e hanno dimostrato di avere una singolare capacità di empatia e solidarietà” scrive Eide nella lettera di candidatura al Nobel.

Il Premio, sottolinea tra le altre cose la scrittrice, “accenderebbe i riflettori sullacompassione per gli altri esseri umani e sull’interazione pacifica in un’area fortemente caratterizzata dalla xenofobia”. E “può anche significare unbarlume di speranza per coloro che sono costretti ad abbandonare la propria patria alla ricerca di quella pace e sicurezza che non hanno nel paese da cui provengono. Costituirebbe un segnale che qualcuno pensa a loro come qualcosa di più che un numero nelle statistiche dei morti”.

Dare il Nobel per la Pace a Lampedusa, conclude Eide, “costituirebbe anche unriconoscimento per una piccola popolazione la cui umana compassione è stata messa grandemente alla prova negli ultimi venti anni e che ha superato tale prova perché rispetta la dignità umana e mostra che gli esseri umani possono praticare la convivenza pacifica”.

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