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Lo scafo della Kater i Rades non sarà rottamato

Sintetico resoconto dell’ultimo anno – di Giuseppe Chimisso

L’estate del 2010 ha portato alcuni componenti dell’Associazione Skanderbeg di Bologna, dopo una riflessione in merito alla lunga e tormentata vicenda della strage del Venerdì Santo, al largo di Otranto nel ‘97 e consci della presenza in un remoto angolo del porto di Brindisi dello scafo arrugginito della Kater i Rades, a stilare ed inviare al Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, in data 1°settembre, un accorato appello per la costituzione di un Memoriale al fine di far sì che una pagina oscura della nostra Repubblica non fosse definitivamente abbandonata all’oblio.

L’Appello è sorto come atto ultimo, in considerazione di uno specifico e tragico evento, la strage di Otranto, ma affonda le sue radici dalle considerazioni che la società moderna contrasta la memoria attraverso il mutamento, il cambiamento, il sempre nuovo, instaurando contraddittorie relazioni tra la cultura odierna europea ed il concetto di memoria storica. Non possiamo accettare che la modernità implichi l’oblio lacerante, la rottura costante con le tradizioni, con l’esperienza delle generazioni passate, con la storia e gli accadimenti avvenuti; pensiamo che per colmare le ricorrenti fratture nella memoria sociale, occorra un forte richiamo alla responsabilità del singolo nei confronti del passato storico individuale, collettivo ed anche nazionale; nel nostro caso inter-nazionale, fra nazioni diverse, ma vicine, dirimpettaie, unite da un braccio di mare. Tutto questo perché in Italia ed in Europa non si parli solo di economia e di banche, idea d’Europa questa, per altro foriera di tragiche negatività, molto distante da quella dei padri fondatori che preconizzavano una Europa dei popoli, delle comunità e delle persone, degli stili di vita, delle culture e delle loro storie, del rispetto delle differenze soggettive, culturali, etniche; tutti questi elementi vitali ed imprescindibili dell’insieme.

Proprio perché crediamo ad un’Europa di storie, linguaggi, luoghi,  di ‘vaterland’ ed ‘heimat’, memorie che devono essere valorizzate, tutelate e reciprocamente dialogare, al fine di creare mentalità nuove e veramente moderne che sapranno proiettarsi nel futuro solo ed a condizione di saper includere nella propria esperienza quella del passato che indubbiamente fa parte del presente, come questo pone le basi del futuro.

Da queste considerazioni il nostro impegno, negli anni, per portare un po’ di luce e dare il nostro piccolo contributo all’ultima pagina buia della storia della Repubblica; Repubblica che vogliamo ricordare, vagiva appena, quando la strage di Portella della Ginestra, con il massacro di lavoratori arbëreshë, giovani e bambini segnò il suo battezzo di sangue, facendo scrivere così la prima pagina oscura di un lungo libro nero, il cui ultimo capitolo ha per titolo: Kater i Rades. Singolarmente ed emblematicamente l’ultima strage in ordine cronologico ha sparso ancora sangue innocente di profughi albanesi, come la prima di Portella, quello di lavoratori italo- albanesi.

Tutta una serie di iniziative sono state poste in essere per diffondere detto appello e per scalfire quella che chiamiamo da anni la congiura del silenzio dei media nazionali nei confronti della strage di Otranto, la quale ha visto la morte di più di un centinaio di persone (86 corpi recuperati all’interno dello scafo ed almeno una ventina i dispersi, oltre ai 34 sopravvissuti).

Diversi organismi, associazioni, gruppi e singole persone hanno fatto propria la richiesta di un memoriale. Amici, collaboratori e sconosciuti di buona volontà, si sono attivati per diffondere l’appello e la richiesta del memoriale, fornire idee e contributi; bollettini locali, riviste e periodici, siti ed importanti news-letters italiane e straniere hanno pubblicato l’appello, alcuni articoli (pochi) sono comparsi anche sulla stampa nazionale, oltre che albanese ed arbëresh. Un minimum di visibilità alla problematica, con l’aiuto di tanti che ringraziamo di cuore, siamo riusciti ad ottenerlo.

Nell’autunno del 2010 si è aperto il Processo d’appello. Nel marzo scorso i giudici hanno disposto di dare corso alla restituzione della nave allo stato albanese o in subordine di provvedere alla rottamazione della stessa entro la fine del mese. Immediatamente abbiamo scritto una nuova, incisiva, ma sintetica lettera al governatore della Puglia per scongiurare la rottamazione dello scafo, facendola anche pubblicare ed inviandola ai nostri riferimenti. L’appello e la lettera contro la demolizione è stata inviata anche al presidente della Repubblica d’Albania Bamir Topi, il quale nel corso di una visita ufficiale all’Università di Bologna, è stato incontrato dallo scrivente ed è stato interessato alla vicenda.

Ai giudici veniva fatta presente la proposta di Memoriale, così venivano rinviati i termini della restituzione o rottamazione della nave al 28 giugno, data della sentenza. La sentenza della Corte d’Appello replica sostanzialmente quella salomonica del 2005, del processo di 1°grado, in cui venivano condannati i due comandanti delle navi, il comandante Laudadio, della nave militare italiana ‘Sibilla’ ed il capitano Xhaferri, comandante della piccola Kater i rades. L’importante che la sentenza non abbia considerato legittime le posizioni del P.M. Vignoli che richiedeva l’assoluzione del comandante Laudadio; non penso, per altro, sia il momento di commentare la sentenza visto che sarà pubblicata entro sei mesi, dopo di che interverremo nel merito.

Con la sentenza scadeva anche il termine dato dai giudici per la richiesta da parte delle autorità albanesi di ritirare lo scafo della Kater i Rades.

Le forze politiche albanesi si sono mostrate ancora una volta, con il loro fragoroso silenzio, succubi di posizioni italo-dipendenti e questo ha paralizzato le istituzioni statali che sono state impossibilitate dal muoversi.

La coscienza civile di due popoli, quello italiano e quello albanese, ha rischiato di subire per un paio di settimane, un nuovo terribile vulnus. La reale possibilità della distruzione del relitto aleggiava come una triste ma sempre più vicina spada di Damocle.

Finalmente la buona notizia.

Grazie all’Associazione Integra Onlus, presieduta dalla Dott.ssa Klodiana Çuka e grazie alla grande e tempestiva disponibilità del Sindaco Luciano Cariddi della città di Otranto, nei prossimi giorni lo scafo della Kater i Rades sarà trasportato ad Otranto.

Voglio ricordare e ringraziare in particolar modo il Sindaco Cariddi perché dimostra di possedere uno spiccato senso di giustizia ed una forza di volontà che riesce a superare la stolta grettezza che sembra voler dominare questa società. Il Sindaco di Otranto è, non solo burocraticamente, ma culturalmente, il più alto e nobile rappresentante della società civile del territorio.

Le relazioni fra i due popoli sono ancora segnate dalla ferita rappresentata dalla strage del Venerdì Santo; l’eventualità della rottamazione dello scafo avrebbe rappresentato una manciata di sale strofinata rudemente su una  ferita che stenta ancora a rimarginarsi.

La salvezza della Kater i Rades simbolo della tragedia chiude una prima fase importante; un altro momento importante si apre ora.

Adesso spetta a tutti noi attivarci per fare del relitto un degno Memoriale delle vittime di tutto il Mediterraneo.

Spetta a tutti noi, in relazione alla nostra sensibilità e coscienza, possibilità e creatività, diffondere a macchia d’olio la nuova scommessa di squarciare il muro del silenzio, della pigrizia e dell’ignavia per estendere in tutti gli ambienti la reale possibilità di costruire un Memoriale per le vittime della strage che rappresenti un monito duraturo affinché altre tragedie non avvengano e che sia d’auspicio che il Mediterraneo, da spazio di confine meridionale della fortezza Europa, divenga un mare di pace, di solidarietà e di confronto fra culture altre.

Giuseppe Chimisso
Associazione Skanderbeg
Comunità albanese di Bologna

Lexo edhe: Katër i Radës, la nave della tragedia, è salva

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