Si ricorda l’adozione di una Convenzione Internazionale che però l’Italia non ha ratificato. Tutto iniziò con una tragedia dell’immigrazione…
Roma, 18 dicembre 2014 – Si celebra oggi, in Italia e nel mondo, la Giornata Internazionale del Migrante. La data non è casuale. Il 18 dicembre del 1990, al termine di un percorso quasi ventennale, l’assemblea generazione delle Nazioni Unite adottò infatti la “Convenzione Internazionale sulla Protezione dei Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Membri delle loro Famiglie” .
Fu una tragedia dell’immigrazione, verificatasi nel 1972, a spingere la comunità internazionale ad avviare un confronto che avrebbe portato all’adozione di questo strumento giuridico, per tutelare quanti hanno lasciato il loro Paese d’origine per costruirsi altrove un futuro migliore. Un camion che ufficialmente doveva trasportare macchine da cucire ebbe un incidente all’interno del tunnel del Monte Bianco, morirono ventotto lavoratori originari del Mali che, nascosti nel rimorchio, cercavano di raggiungere la Francia.
I novantatre articoli della Convenzione, tra le altre cose, vietano le discriminazioni, i trattamenti disumani e lo sfruttamento, e sanciscono una lunga serie di diritti indipendenti dallo status legale dei lavoratori migranti. Parlano ad esempio di accesso alle cure essenziali, di libertà di espressione, religione o associazione, garantiscono l’istruzione di base per i loro figli, combattono gli arresti arbitrari e le espulsioni collettive.
I migranti regolari hanno naturalmente diritti aggiuntivi, come quello alla parità di trattamento con gli autoctoni nell’accesso all’istruzione, all’orientamento e alla formazione professionale, agli alloggi anche popolari, ai servizi sociali e sanitari. Dovrebbero inoltre essere coinvolti nelle decisioni che riguardano la vita e l’amministrazione delle comunità locali. Si tutela poi la famiglia, favorendo i ricongiungimenti ed estendendo molti dei diritti del lavoratore migrante ai suoi familiari.
Quel testo ha ormai ventiquattro anni, ma finora l’hanno ratificato meno di cinquanta Stati. Si tratta per lo più di Paesi del cosiddetto “sud del mondo”, mentre mancano all’appello quelli dell’Europa e del Nord America che pure oggi sono la terra promessa per tanti lavoratori migranti.
Tra gli assenti, c’è anche l’Italia. La legislazione italiana, va sottolineato, è già ampiamente coerente con la Convenzione. Una situazione che rende ancora meno giustificabile il ritardo nel fare suo il testo adottato dall’Onu, un passo per ribadire che l’immigrazione è un tema globale e globale deve essere la difesa dei diritti dei suoi protagonisti.