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Politica e questione morale in Albania

Un paese poverissimo durante tutti gli anni ’90, l’Albania ha visto allora arricchirsi velocemente molti disonesti e criminali comuni, persone non inquisite da un sistema di giustizia indipendente solo sulla carta. Il fatto che alcuni di loro sono parte legislativa di una maggioranza eletta con un programma base di rivincita dell’Albania formale dimostra che la lotta contro l’informalità sarà molto lunga e molto complessa
Di Gjergji KAJANA

L’attenzione pubblica albanese rimane ancora molto concentrata sul caso giudiziario di Doshi, l’ex-deputato socialista che ha accusato il Presidente del Parlamento Meta di avere ordito contro di lui ed il deputato del PD Fufi un piano di assassinio, rimasto solo in tentativo. L’esplosione dello scandalo – sul quale la Procura nazionale sta indagando celermente – rimette sotto i riflettori una questione irrisolta albanese: la questione morale, che al momento consiste molto nella presenza in Parlamento di deputati dall’oscuro passato criminale. Uno dei protagonisti citati da Doshi e chiamato a deporre dalla Procura è un deputato socialista, Mark Frroku, denunciato da documenti in possesso della TV ABC News come protettore di un latitante ricercato dalla Polizia di Stato albanese per traffico di stupefacenti. Aggiungendo alla rivelazione televisiva su Frroku il profilo pubblico violento di Doshi, noto aggressore fisico e verbale, gli albanesi riscoprono che a rivestire la carica di legislatore ci sono alcune persone moralmente indegne di fare le leggi.

È la seconda volta durante questa legislatura che gli albanesi fanno questa riscoperta pubblica. La prima volta fu nel luglio scorso (2014), quando il PD rese noti dei documenti che testimoniavano di un passato criminale di Ndoka, altro deputato socialista. Il PD boicottò il Parlamento per circa 6 mesi dopo che Ndoka e un altro parlamentare socialista aggredirono fisicamente il loro collega dell’opposizione Strazimiri. Da allora i democratici parlano sempre più di decriminalizzazione della politica albanese, intendendo con questa locuzione l’ineleggibilità nelle funzioni amministrative statali a tutti i livelli delle persone con la fedina penale non immacolata.  Una piattaforma in questa direzione è stata da loro resa pubblica attraverso un comunicato stampa. Il PD, però, rimane convinto che la maggioranza di Rama e Meta rimarrà sorda ai loro appelli in questo senso, chiedono le dimissioni del premier e del presidente del Parlamento pena una “primavera di proteste” e non sembra intenzionato a collaborare con la maggioranza per realizzare congiuntamente una legislazione “decriminalizzante”. Il partito di Basha e Berisha si trova sempre più sul fronte della mobilitazione permanente piazzista invece che in quella costituente legislativa, confermando l’impressione di una entità populista incapace di fare politica costruttiva.

La questione morale è un problema di tutto lo spettro politico albanese. Un paese poverissimo durante tutti gli anni ’90, l’Albania ha visto allora arricchirsi velocemente molti disonesti e criminali comuni, persone non inquisite da un sistema di giustizia indipendente solo sulla carta. Una bella massa di persone legate alla Albania informale o semplicemente parte di quella Albania si è riversata in politica per gestire direttamente i profitti illeciti e garantire la loro intoccabilità materiale. Il fatto che alcuni di loro sono parte legislativa di una maggioranza eletta con un programma base di rivincita dell’Albania formale dimostra che la lotta contro l’informalità sarà molto lunga e molto complessa. Fatto tipico delle società rese senza consistenti valori dalla diffusa situazione di povertà, è consono alle popolazioni di molte zone albanesi di accettare di essere rappresentate da persone delle attività oscure e illegali. Si parla molto del ruolo degli “uomini forti” (metafora del termine “gangster”) schierati con i vari partiti albanesi durante le campagne elettorali e il delicato processo dei conteggi postelettorali a seggi chiusi. In un paese dove lo stato legale agisce a chiazze selettive le entità politiche preferiscono molto spesso affidarsi alla protezione delle entità informali, dovendole poi dei favori postelettorali consistenti. In questo modo si affidano a esponenti del sottobosco criminale albanese seggi politici fino al Parlamento, come negli ultimi mesi rivelano gli episodi Ndoka, Doshi e Frroku – gli ultimi due poi accusati dalla Procura di falsa testimonianza nel caso del presunto piano di assassinio da Meta.

La questione morale, molto presente nella società albanese dissacrata da una transizione postcomunista anarchica, sta adesso alla porta dei partiti e del Parlamento. Non è un caso che gli USA e l’UE abbiano salutato l’espulsione di Doshi dal PS e la richiesta di arresto della Procura nei suoi confronti e di Frroku: questo è il modo per l’Albania, paese candidato di aderire all’Unione Europea, di dimostrare che nessuno sta sopra la legge. I capipartito albanesi si sono dimostrati moralmente indegni nello schierare nelle liste chiuse elettorali persone oscure e ora devono veramente impegnarsi a mettere in piedi filtri speciali interni a impedire nuove contagioni criminali, pena una disillusione degli albanesi nel buongoverno che gli viene sempre promesso e che viene prontamente smentito. Realizzare un buongoverno e buone leggi servendosi dei pregiudicati penali e morali è impresa impossibile per qualsiasi politica.

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