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Signori tecnici, un po’ di coraggio sulla riforma della cittadinanza!

Il centrodestra è ostaggio del ricatto razzista della Lega Nord, ma anche il governo gioca a scarica barile nonostante i richiami di Napolitano e l’orientamento della maggioranza degli italiani. La Storia, però, non attende nessuno

Roma, 4 gennaio 2012 – A nulla servono le statistiche che indicano come fra 40 anni il 25% della popolazione italiana sarà composta da immigrati o loro figli. Né aiutano i dati, meno proiettati nel futuro,  che danno le imprese guidate da uno straniero in crescita del 6% anche in un anno di recessione come quello che si è appena chiuso.

Gli stereotipi sono duri a morire.

L’immigrato è povero, viaggia in quarta classe, tanto sul Titanic quanto in Frecciarossa. E’ “pericoloso” in quanto la sua immagine è immancabilmente associata a quella di criminalità e di clandestinità: i telegiornali Italiani, unici in Europa (dati osservatorio di Pavia), rimandano questa distorsione in quantità triple o quadruple rispetto ai loro colleghi europei.

E se poi la distorsione è anche avallata dal Governo che, non solo vara una tassa  sul rinnovo dei permessi di soggiorno assurda, soprattutto in considerazione dei livelli di efficienza, ma ci aggiunge la sua destinazione all’espulsione dei clandestini (sarebbe come destinare parte delle tasse prelevate al sud per finanziare i processi di mafia), allora si viene aggrediti da un senso di sconforto su quanto inadeguata alle sfide della società globale e multiculturale appaia la nostra Italia. O meglio la sua classe dirigente.

A ridare speranza ci pensa il Presidente della Repubblica, primo a capire di essere già presidente di un’Italia multietnica che troppi, per criminale comodità, vogliono rimandare nel tempo. Ad un tempo in cui “nella società italiana sarà maturata” una nuova percezione dello straniero.

Ma l’Italia reale ha già capito. Secondo un’indagine dell’Osservatorio Politico del CISE, il 71% degli italiani è d’accordo con l’appello di Napolitano per le seconde generazioni, e l’81% manderebbe gli immigrati alle urne per le elezioni comunali.
Ed allora a non voler capire sono rimasti, come al solito, i nostri politici (soprattutto quelli di centrodestra), ancora ostaggi del ricatto razzista della Lega Nord. “La legge sulla cittadinanza non si tocca” tuonano dal Nord, ed il Pdl tutto (componente cattolica inclusa) si adegua per mantenere ancora aperta la possibilità di un’alleanza con i “padani” razzisti e specializzati nel vilipendio al Tricolore.
Il Governo, su questo tema, mantiene un profilo ambiguo. Il ministro “competente” riconosce l’esigenza di una legge, ma ne rimette la patata bollente al Parlamento: ci pensassero loro – sembran dire – mica ci possiamo giocare il Governo per ‘sta roba…

Salvare l’Italia varrà bene qualche messa, ma come la mettiamo con il Presidente della Repubblica che ha ancora insistito nel suo discorso di fine anno sul fatto che la cittadinanza ai minori stranieri è un’emergenza? Se il principale azionista del Governo di emergenza nazionale insiste sul fatto che anche questa è un’emergenza, si potrà continuare a fare a scarica barile?

Un poco di coraggio signori tecnici! O volete passare alla storia solo per esser stati delegati a riscuotere quelle tasse che una classe dirigente in disarmo non ha più la credibilità di esigere?

La riforma della legge sulla cittadinanza sarà studiata nelle aule delle scuole e delle università dell’Italia del 2065 come una pietra miliare nella costruzione di una nuova Nazione. Una data storica, sigillo di alleanza fra nuove e vecchie cittadinanze. Magari, perché no, l’inizio della ripresa economica.

La storia, si sa, non attende nessuno. Neanche un “tecnico”…

Gianluca Luciano

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