Un’antologia poetica molto sentita, piena di amore, quello per la mamma, per l’uomo scelto, per la patria e per la vita, di ricordi, nostalgia, sensi di colpa verso il paese e lla gente lasciata per andare altrove con la speranza di poter fare meglio e di più, che a volte naufraga prima di toccare la terra promessa. È il volume “Ciao mamma! Un saluto da Bolzano”, una raccolta di pezzi inediti della poetessa Gentiana Minga, nata e cresciuta a Durazzo dal 2000 a Bolzano, che grazie al suo personale vissuto ha saputo tradurre elegantemente in poesia temi, spesso colmi di tristezza, legati strettamente alla migrazione.
L’antologia è divisa in quattro capitoli, più un poemetto finale, “La signora di Scutari e delle ortensie”.
La prima parte è dedicata al ricordo del paese lasciato. “Se devo fermarmi e vivere come le colombe dei marinai,/anche torno. Torno per sempre a Durazzo…” scrive Gentiana in uno dei primi 11 componimenti. Sempre in quel primo capitolo, ricorda con nostalgia i nonni “Ricordo sempre il nonno, come andava in giro per il cortile /con addosso una tutta blu… /La nonna si addormentava sopra il giornale /con la bocca aperta, gli occhiali scivolati dal naso /e il mento sul tavolo”.
Ma il pensiero va soprattutto alla madre, rimasta lì lontana, alla quale la poetessa si rivolge: “Ciao mamma, un saluto da Bolzano. /Sento il bisogno di dirti che mi manchi”, consapevole di vivere in un mondo difficile “Tutto sommato, io sto bene. Ogni mattina bevo un macchiato /e leggo i giornali. Da lì osservo a malapena il mondo /come si sanguina, e le ali dei corvi che spediscono /i messaggi dei combattenti come polline per il futuro”.
La seconda e la terza parte dell’antologia, ben 17 poesie, sono dedicate alla migrazione, tema tanto attuale oggi, sia in Italia che in Europa. Ci sono le storie dolorose di alcuni personaggi come Narin, la guerriera di Kobane, il migrante somalo fulminato nel tunnel della Manica, oppure la donna Abuk Ajou che muore di fame, perché, come scrive Gentiana, “Nulla sfugge al mio cuore, straniero. /Distante da me sento il tuo palpito,/il fremito della testa che si percuote per mettere /il naso fuori acqua”. Ci sono momenti sulla riva del fiume, tra gli alberi di Bari, ci sono i prati d’autunno, in piazza Rauzi, che danno un certo senso di spaesamento, come quello dei passerotti che “addomesticati dai viaggi infiniti /senza una destinazione predefinita /rinunciano ai primi sogni. Oppure /semplicemente li hanno dimenticati”.
Il terzo capitolo, forse il più leggero, tratta l’amore e il rapporto di coppia nella quotidianità, con i sentimenti e i presentimenti, i ricordi e i rimorsi. E lasciano una dolce e tenera sensazione, i versi di una delle poesie di questa parte: “E se Dio vorrà /possiamo vivere bene e a lungo io e te. /Senza danneggiare il prossimo. /Usando quel che ci spetta per fare del bene”, pur essendo consapevole l’autrice che “E io vivrò con te a lungo e bene. /Amandoci e odiandoci, /in quella misura di odio, /in quella misura di amarezza che insapora il miele. /Se Dio vuole…”.
In chiusura, “La signora di Scutari e delle ortensie”, una lirica che contiene quasi tutti i temi dell’antologia. Parte dall’evocazione della leggenda del sacrificio propiziatorio Rozafa murata viva per garantire la costruzione del castello della città, per ricordare di nuovo i nonni, e descrive l’atmosfera di Scutari negli anni ’90, dove “Quartieri stretti che spronano dalla piazza /calma e ombra. /Grande è la moschea! /Grande è la chiesa! /Grande il monumento lì in mezzo, /che rischia di sparire ad ogni elezione…”.
E per il lettore albanese non possono non far sorridere i versi “Passeggiando su montagne e colline, /e toccando tutti i ori con le dita /ti trovai, oh, mia ortensia, nel cortile, /il più bello della città di Scutari”. Avete capito, no? Sono i versi della nota canzone “Eja, eja luleborë”.
Un interessante dettaglio dell’antologia, è la sua copertina, opera di Arta Ngucaj, nota artista albanese, pure lei, da anni residente a Bolzano, il lavoro della quale ha spesso avuto al centro la migrazione.
Gentiana Minga, classe 1971, è di Durazzo. Ha collaborato e collabora tuttora con diverse riviste letterarie, tra cui “Poeteka” Trimestrale Letterario Albanese, “El-Ghibli”, Rivista di Letteratura della Migrazione italiana, “Salto Bolzano”, portale d’informazione alto atesino.
Ha pubblicato, tra l’altro: “Autopsia e shkatërrimit” (Autopsia del disastro), racconti e novelle, edizione Europa, Tirana, 1993; “Zonja e Shkodrës” (La signora di Scutari), poesie, edizione Florimont, Tirana; “Se fossi Narin” e “Finchè arriva il giorno”, poesie, antologia “Sotto cielo di Lampedusa II”, edizione Rayela; “La mamma di Zeqo in cima del corniolo”, narrazione, antologia “Premio Prato città aperta”, edizione Marco del Bucchia, 2016; “Ciao mamma, un saluto da Bolzano“, antologia poetica, Terra d’Ulivi edizioni, 2017.
Il 18 giugno, Gentiana Minga sarà presente a Fuori Luogo – Racconti e incontri di letteratura migrante di Sesto San Giovanni. È una dei sei autori partecipanti scielti quest anno per il festival della letteratura migrante che si potranno incontrare il 16, 17, 18 giugno 2017 tra le vie della città.
Keti Biçoku / Shqiptari i Italisë
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