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Voto agli immigrati e riforma della cittadinanza. “Italiani più aperti della politica”

Indagine LaST: l’84,2% farebbe votare gli immigrati alle elezioni locali e solo il 12,3% sostiene lo ius sanguinis. Marini (Univ. di Padova): “Orientamenti della popolazione più positivi di quanto non traspaia nel dibattito pubblico”

Roma, 4 febbraio 2014 – “C’è una differenza significativa fra quanto si discute nell’arena politica e gli orientamenti della popolazione, che sono più positivi di quanto non traspaia nel dibattito pubblico”.

Daniele Marini, sociologo dell’Università di Padova, commentava così su La Stampa di ieri i risultati dell’indagine LaST (Community Media Research e Questlab per La Stampa) dedicata ai diritti di cittadinanza per gli stranieri. Dimostrano infatti che, mentre la politica esita, la maggioranza degli italiani porterebbe gli immigrati alle urne e riformerebbe la legge sulla cittadinanza, trovando un’alternativa allo ius sanguinis.

Last si è concentrata su tre argomenti: assistenza sanitaria, diritto di voto e regole per diventare italiani. Sul primo fronte, l’apertura degli italiani è massima. Quasi tutti gli intervistati (96,9%) ritengono che gli immigrati devono godere dell’assistenza sanitaria per sé e per i propri familiari, al pari degli italiani. Anche se si restringe l’indagine a quanti manifestano un atteggiamento totalmente avverso ai migranti, ben i due terzi (63,8%) si dichiarano d’accordo sull’attribuire agli immigrati questo diritto.

Largamente condivisa è anche l’idea che gli immigrati partecipino alle elezioni locali. Sono d’accordo oltre 4 italiani su 5 (84,2%). L’apertura è aumentata nel tempo: una ricerca analoga compiuta nel 2007 (Demos&Pi) trovava d’accordo il 75,1% della popolazione. Meno, ma comunque più di quelli che siedono in Parlamento, gli italiani favorevoli al voto degli immigrati anche alle elezioni politiche nazionali: il 65,8%. Nell’indagine del 2007 i favorevoli erano il 64,5%.

Infine, riguardo cittadinanza, i più (45,6%) vogliono un diritto condizionato: va assegnata su esplicita richiesta dell’interessato e in base ad alcune condizioni (regolarità di residenza da alcuni anni, conoscenza della storia e della lingua ecc.). Una percentuale leggermente inferiore (42,1%) è per lo ius soli: italiano chi nasce nel nostro Paese, indipendentemente dalla nazionalità dei dai genitori. Marginali, appena il 12,3%, i sostenitori dello ius sanguinis per i quali devono essere italiani solo i figli degli italiani.

“Non possiamo continuare a ignorare – scriveva Marini – il tema della cittadinanza e della partecipazione alla comunità nazionale di una parte consistente della popolazione. Anche perché, prima o poi, tali domande prenderanno forma: un quarto degli stranieri regolarmente residenti (23,4%) ha meno di 18 anni (gli italiani sono il 17,7%). Il loro futuro è qui. E anche loro sono il nostro futuro”.

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