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Crisi. Istat: “Si aggrava la situazione dei lavoratori stranieri”

Il tasso di occupazione è sceso a 58,1%, nove punti persi in cinque anni. Per gli albanesi, anche se il dato attuale è più alto, 65%, i punti persi sono ben 19. Disoccupazione degli stranieri in generale al 17,3%, contro l’11,5% degli italiani. I dati del Rapporto Annuale 2014 sulla Situazione del Paese

Roma, 28 maggio 2014 – La crisi continua a colpire i lavoratori stranieri. Scende il tasso di occupazione e aumenta quello di disoccupazione, in maniera più grave di quanto non si registri tra gli italiani.

A certificarlo è l’Istat nel Rapporto Annuale 2014 sulla situazione del Paese presentato oggi a Roma.

Tra il 2008 e il 2013, il tasso di occupazione degli immigrati di è ridotto di 9 punti, attestandosi lo scorso anno al58,1%. Questo a fronte di una riduzione inferiore a 3 punti percentuali registrata sul totale del lavoratori, italiani e stranieri, per i quali nel 2013 il tasso di occupazione si fermava al 55,6%.

Si tratta, scrive l’Istat, di un fenomeno comune alla maggior parte dei paesi europei, sebbene in media il calo sia meno accentuato rispetto all’Italia. Il tasso di occupazione dei cittadini stranieri per la media dei paesi Ue28 passa infatti dal 63,0 al 58,7%, con una riduzione di 4,3 punti percentuali per gli uomini e sostanzialmente stabile per le donne.

In Italia, nonostante tra il 2008 e il 2013 gli stranieri occupati siano aumentati di 246 mila unità tra gli uomini e di 359 mila tra le donne, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una dinamica negativa in tutti gli anni della crisi, con una accentuazione a partire dal 2012. Tra il 2008 e il 2013 l’indicatore si riduce di 14,0 punti per gli uomini e 3,4 punti per le donne (pari al 67,9% e 49,3% rispettivamente). La migliore performance delle donne è dovuta al fatto che esse sono prevalentemente inserite nell’unico settore – quello dei servizi alle famiglie – che ha conosciuto un incremento dell’occupazione.

Tra gli uomini le riduzioni più rilevanti del tasso di occupazione hanno riguardato soprattutto i marocchini e gli albanesi (circa -19 punti, con un valore dell’indicatore che si attesta al 60,5 e 65,0%), mentre tra le donne scendono soprattutto i tassi di occupazione di moldave, filippine e ucraine (con cali rispettivamente di -11,0, -9,3 e -8,5 punti percentuali e valori dell’indicatore pari a 64,8, 78,3 e 68,1). Peraltro, nell’ultimo anno, il ritmo di crescita dell’occupazione straniera è decisamente rallentato, con un incremento di appena 22 mila unità, dovuto esclusivamente alle donne. Inoltre, aumentano quanti, sebbene non inseriti in un percorso di formazione, non hanno un’occupazione e non sono disponibili a lavorare; nel caso di madri immigrate, si tratta in particolare di marocchine e albanesi che vivono nel Nord. In generale, a fronte di un aumento delle donne straniere occupate di 15-49 anni in valori assoluti (pari a 233 mila in più rispetto al 2008, +38,4%), si registra un calo del tasso di occupazione (dal 51,4% del 2008 al 47,1% del 2013). L’eterogeneità del gruppo è piuttosto marcata se si considera che per le donne albanesi il tasso scende fino al 34,5%.

Negli ultimi cinque anni, si nota una forte diminuzione del tasso di occupazione dei giovani stranieri, dal 58,5% del 2008 al 47,1% del 2013. La quota di giovani stranieri che continuano gli studi resta molto più bassa rispetto a quella degli italiani (15,7% contro 30,7%), mentre è più elevata la percentuale di giovani stranieri che non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare (15,3% contro l’8,8%), particolarmente elevata tra le donne (26,2%), che in quasi otto casi su dieci si trovano nella condizione di madre.

La diffusione della condizione di Neet (giovani di 15-29 anni che non lavorano e non frequentano alcun corso di istruzione o formazione) tra gli stranieri (35,5% nel 2013) è legata, da un lato, alla più elevata presenza di disoccupati e di forze di lavoro potenziali e, dall’altro, alla presenza di giovani madri (47,9%, specie albanesi, rumene e marocchine, contro il 20,4% delle italiane) che non lavorano o per motivi culturali o perché possono fare meno affidamento alle reti familiari e amicali per conciliare gli impegni di lavoro con le esigenze dei figli.

Allarmante anche iltasso di disoccupazione, con gli stranieri che fanno registrare un 17,3% contro l’11,5% degli italiani. Il divario che era pari a circa due punti nel 2008 è dunque arrivato nel 2013 a quasi sei punti, soprattutto nelle regioni del Centro-Nord. In particolare, la comunità marocchina è quella che segnala un incremento maggiore nel valore dell’indicatore, passato dal 10,7% del 2008 al 27,2 del 2013, arrivando al 38,8% per le donne.

L’Italia continua ad attrarre comunque numerosi cittadini stranieri dall’estero. Nel 2012, dei 351 mila iscritti dall’estero, 321 mila sono cittadini stranieri. Sebbene in calo rispetto agli anni precedenti, il dato mostra che l’Italia è ancora meta, nonostante la crisi, di consistenti flussi migratori dall’estero. La comunità straniera più rappresentata tra gli immigrati è quella rumena che conta quasi 82 mila iscrizioni, seguono quelle cinese (oltre 20 mila), marocchina (quasi 20 mila) e albanese (14 mila). Il numero di cittadini stranieri che lasciano l’Italia è in aumento rispetto all’anno precedente: circa 38 mila emigrazioni per l’estero su complessive 106 mila registrate nel 2012 riguardano cittadini stranieri (+17,9%).

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Istat.Rapporto Annuale 2014 – La situazione del Paese

Diana Kapo, consigliera di Sesto Fiorentino

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