Col successo della Nazionale scopriamo che l’Europa è molto vicina e le porte non sono affatto invalicabili. Con un po’ di fantasia possiamo pensare che le priorità dell’UE sono come gli avversari del girone: al momento del sorteggio possono sembrare mostri sacri imbattibili, dopo averli affrontati diventano una normale procedura da adempiere. Si può fare se si ha la SQUADRA
Di Gjergji Kajana
La SQUADRA nazionale albanese di calcio ha raggiunto un risultato storico, mai verificato prima nella storia del nostro sport più popolare: si è qualificata agli Europei dell’estate 2016 in Francia battendo 3-0 l’Armenia a Erevan. L’Albania è riuscita ad entrare prima nella élite calcistica (intesa come partecipanti alla fase finale della più importante manifestazione continentale) rispetto a quella politica (intesa come adesione nell’Unione Europea, processo nel quale siamo ufficialmente candidati dal giugno 2014). Il segreto sta proprio nell’essere stati SQUADRA, processo riuscito nel rettangolo verde e non ancora in quello molto più complesso, grande e variegato socio-economico. È la maturazione del processo sportivo, la ragione per cui oggi – giustamente – gioiamo per il successo calcistico e ci sentiamo ricchissimi di felicità.
Siamo felici perché una SQUADRA di albanesi è riuscita in un’impresa difficile. Come sottolineato dall’architetto della vittoria De Biasi, alla sua nomina CT della Nazionale tre anni fa tanti ridevano dei suoi propositi di qualificazione ai tornei calcistici importanti. Il CT ha fatto un lavoro grandioso, formando un gruppo unito nell’intento di riuscire in qualcosa di importante e godendo della maturazione fuori dell’Albania di giocatori almeno atleticamente alla pari dei colleghi delle altre nazionali. Da albanesi sappiamo tutti bene quanto sia difficile creare squadra da un gruppo di albanesi in qualsiasi ambito, cosa riuscita a De Biasi.
L’Albania gioisce e scende in piazza perché nei colori della maglia dei ragazzi della Nazionale vede i simboli di un popolo povero e sempre ai margini degli importanti sviluppi continentali, ma soprattutto perché una squadra di consanguinei è riuscita ad essere perspicace nel perseguimento di un obiettivo fino a raggiungerlo. Ci identifichiamo in questi ragazzi perché hanno fatto sacrifici per venire alle luci della ribalta e sono figli di albanesi che hanno fatto sacrifici per poterli permettere di realizzarsi.
Nel calcio contano tanto gli episodi ma battere in casa sua una Nazionale dell’élite europea come il Portogallo, non concedere sconti alla Danimarca ex-campione d’Europa, fare il dovere contro la modesta Armenia e dominare per 30 minuti la più tecnicamente dotata Serbia a Belgrado (prima della sospensione per il lancio di oggetti e l’episodio del drone) significa che sotto la maglia rossonera abbiamo una vera confraternite calcistica di combattenti pronti a non mollare di fronte all’obiettivo della vittoria e della storica qualificazione. Avere la Serbia nel girone è stato un po’ mentalmente un handicap soprattutto nella partita di ritorno ma abbiamo dimostrato un più alto livello di civiltà di fronte ai contenuti extracalcistici della sfida: a una organizzazione vergognosa a Belgrado ha risposto tra Tirana e Elbasan una macchina organizzativa che ha ridotto ai minimi termini ogni incidente di tipo nazionalista.
Un’Albania calcistica che si gioca l’Europa perché ha creduto fino in fondo di poterselo permettere è un’Albania che dà fiducia in sé all’altra Albania che guarda le porte dell’Europa sognando di attraversarle politicamente. Col successo della Nazionale scopriamo che l’Europa è molto vicina e le porte non sono affatto invalicabili. Con un po’ di fantasia possiamo pensare che le priorità dell’UE sono come gli avversari del girone: al momento del sorteggio possono sembrare mostri sacri imbattibili, dopo averli affrontati diventano una normale procedura da adempiere. Gliela si può fare se si ha la SQUADRA.
Intanto, andiamo in Francia a seguire da vicino questo gruppo di albanesi vincenti urlando tutti a squarciagola: Forza Albania! Dopo la storica qualificazione siamo più uniti e tutti tifosi di questo paese, nel calcio e nella vita.