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Terremoto. Spento il sogno di Naouch, diventare italiano

Ventinove anni, Naouch Tarik è morto nel crollo della fabbrica dove lavorava. Aveva presentato domanda di cittadinanza, la sua vedova diciottenne è in Marocco

Roma – 21 maggio 2012 – Voleva diventare italiano Naouch Tarik, una delle sette vittime del terremoto in Emilia, la più giovane. Ventinove anni, arrivato dal Marocco nel 1994, faceva l’operaio, turnista di notte nella fabbrica di polistirolo crollata domenica a Ponte Rodoni di Bondeno.

Chi era con lui ha raccontato che quando la terra ha iniziato a tremare è uscito dal capannone, poi però è tornato dentro, forse a chiudere il gas. “Sostituiva il capoturno, si sarà sentito responsabile” dice il padre. Il tentativo di salvare la fabbrica gli è stato fatale.

Naouch aveva chiesta da poco la cittadinanza tricolore. Il genitori, il fratello e le due sorelle vivono qui e ora si chiedono perché quel capannone non ha retto. In Marocco è rimasta Widad, sposa diciottenne che non vedrà mai più suo marito.

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