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La cittadinanza secondo Berlusconi: “Ius soli? Se ne può parlare. O forse no”

Il leader del Pdl apre alla riforma, ma precisa: “non è in programma e la Lega potrebbe non essere d’accordo”.
Anche il suo partito, però, finora ha sempre detto no.

Roma, 6 febbraio 2013 – Un passo in avanti e subito un altro passo all’indietro. È il balletto dedicato oggi alla riforma della cittadinanza per le seconde generazioni del leader del Pdl Silvio Berlusconi, intervenuto stamattina alla trasmissione Nove in Punto di Radio 24.

Il conduttore gli ha chiesto cosa ne pensasse dello “ius soli, cioè della possibilità di dare al cittadinanza ai bambini stranieri che nascono in Italia”. “Non è compreso nel nostro programma” ha premesso Berlusconi. “Io personalmente penso che debbano esistere delle condizioni, cioè che i genitori debbano essere qui, avere un’attività di lavoro ed essere considerati come un fatto positivo per il nostro Paese e per la nostra economia. Cioè io vedo il fenomeno di cittadini stranieri che vengono qui in Italia concretamente, due milioni e qualche cosa lavorano e danno un bel contributo alle casse del nostro erario”.

“Niente ius soli secondo lei?”, lo ha pressato l’intervistatore. “No, se ne può parlare. È qualcosa che si deve approfondire” ha risposto Berlusconi. Aggiungendo però subito: “Sono abbastanza reticente ad esprimere pareri miei perché poi succede che ciò che non è nel nostro programma magari può essere assunto come una posizione diversa da parte dei nostri alleati. E per questo bisogna stare attenti a votare”.

Nel programma del Popolo delle Libertà, che coincide con quello della Lega, in effetti, non si parla di riforma della cittadinanza. Tra l’altro, il tema dell’immigrazione compare solo nel capitolo dedicato alla sicurezza, dove parla di contrasto alla clandestinità e di accordi per il rimpatrio dei detenuti stranieri.

Le posizioni della Lega Nord sulla riforma, principale alleata del Popolo delle Libertà anche alle prossime elezioni, sono chiarissime: non serve, non se ne parla. Anche perché (è il ritornello spesso ripetuto dal Carroccio) dando la cittadinanza ai figli degli immigrati si renderebbero inespellibili i loro genitori.

Alla prova dei fatti, anche il Popolo delle Libertà ha comunque sempre detto no a cambiare la legge sulla cittadinanza. L’ultimo tentativo di una riforma per le seconde generazioni, portato avanti alla Camera lo scorso anno, si è arenato in Commissione, con la relatrice Isabella Bertolini che spiegava così la posizione del Pdl: “Vi è una mancanza di accordo sull’introduzione nell’ordinamento italiano del principio dello ius soli per l’acquisto della cittadinanza”.

Insomma, di ius soli per Berlusconi si può parlare, o forse no. E comunque le parole non costano nulla, ma tra il dire e il fare…

Elvio Pasca

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