In vista del ballottaggio il sindaco uscente della Capitale rilancia l’allarme sicurezza, caro al centrodestra. I candidati del centro-sinistra non eletti Tarca, Kumaramangalam e Darif: “Crea allarmismo per lucrare voti”
Roma, 30 maggio 2013 – “Noi ci stiamo misurando sui valori. Ignazio Marino ha idee diverse dalle nostre”.
Così ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno, a margine di un incontro elettorale in vista del ballottaggio co Ignazio Marino.
Alemanno ha detto che il suo sfidante “è favorevole, per esempio, al riconoscimento delle unioni omosessuali” e che vorrebbe “bloccare lo sviluppo della nostra città”. “Mentre sulla sicurezza – ha aggiunto – Marino rappresenterebbe l’apertura a tutti i nomadi, a tutti gli immigrati che vogliono violare la legge. Problemi che abbiamo già affrontato 5 anni fa -ha aggiunto Alemanno- non possiamo andare indietro bisogna guardare avanti”.
Anche lunedì Alemanno aveva puntato sulla sicurezza: “Temo che Marino rappresenti un ritorno a quel ‘veltronismo’ che aveva aperto le porte della città a qualsiasi sbandato e a chiunque venisse qui a commettere atti predatori e ad accamparsi abusivamente nella città”.
“Alemanno cerca di strumentalizzare il tema della sicurezza per raccogliere consenso elettorale. Incurante dei dati sulla “insicurezza” della città di Roma usa di nuovo creare allarmismo sociale nei confronti dello straniero predatore per recuperare quel poco di consenso che gli rimane” rispondono in un comunicato congiunto Valerica Tarca, Sibi Mani Kumaramangalam e Aziz Darif, candidati del centro-sinistra non eletti, tutti di origine straniera.
“Denunciamo questo uso politico della equazione straniero-criminalità-insicurezza, che bene non fa ad una città come Roma la cui storia e vocazione é invece quella di essere una “città aperta”, aperta alla accoglienza, alla solidarietà e alla integrazione. La vittoria di Ignazio Marino – aggiungono – sarà la sconfitta finale di tutti coloro che pensano al cittadino straniero come problema e non come una risorsa e di tutti coloro che pensano alla città come un muro invalicabile fatto di esclusione e criminalizzazione”.