La giovane albanese nata e cresciuta in Toscana, dopo i tanti rifiuti alla domanda di cittadinanza, ha deciso di fare causa al Comune e ha vinto la sua battaglia: oggi ha il passaporto tricolore. “Sono felice, si è realizzato un sogno”
Roma, 20 gennaio 2014 – Ricordate Monnalisa e la sua lettera di denuncia contro la legge 91 del 1992? Giusto i primi giorni di quest’anno, questa spiacevole avventura giuridica si è conclusa con una bella notizia.
La storia di Monnalisa accomuna moltissimi ragazzi, nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri. La legge afferma che “lo straniero nato in Italia” ha diritto a diventare cittadino italiano dalla maggior età, con una semplice dichiarazione di volontà presso l’amministrazione comunale di residenza, entro il diciannovesimo anno d’età. Ma le cose non sono così semplici come sembrano.
Lo sa bene Monnalisa, che ha vissuto sulla sua pelle gli ostacoli della burocrazia italiana. Infatti, seppure la giovane toscana di origine albanese, sia nata e cresciuta in Italia, precisamente a Monteriggioni, l’amministrazione comunale le ha negato l’acquisizione della cittadinanza. Monnalisa non si è fermata al primo no e ha fatto appello al Ministero dell’Interno, che le nega un’altra volta il diritto di diventare italiana.
Il motivo di questi rifiuti? I genitori di Monnalisa effettuarono la registrazione anagrafica solo tre anni dopo la sua nascita. Anche se ha presentato decine di carte che testimoniano la sua ininterrotta residenza in Italia, non sembra bastare per arginare l’inadempienza dei suoi genitori.
Eppure c’era una circolare del Ministero stesso, ora perfino una legge dello stato, che invita gli ufficiali dello stato civile a valutare con elasticità il requisito della residenza ininterrotta, stabilendo che in caso di interruzione della residenza legale o di ritardo nella registrazione anagrafica debbano essere valutati, quali prove della permanenza sul territorio italiano anche certificati medici (es. certificati di vaccinazioni, o di prestazioni sanitarie), certificati scolastici o altra documentazione simile.
Avevamo intervistato Monnalisa dopo l’ennesimo porta chiusa in faccia da parte del Ministero e lei ci disse con il suo marcatissimo accento toscano: “Io sono italiana, sì ho origini albanesi, ma io sono nata qui, il mio futuro lo immagino in Italia e questa legge non ha senso”. “Io non mi arrendo, continuo a inseguire i miei obiettivi: una volta finito il liceo mi vorrei iscrivere all’università, alla facoltà di medicina. E sono ottimista, spero che anche per la cittadinanza arrivi presto una svolta positiva, ma non starò con le mani in mano ad aspettare”.
E così è stato. Monnalisa non si è arresa e ha continuato a lottare per un diritto che le spetta e grazie alla sua tenacia è stata ripagata.
La famiglia Ndoja ha deciso di difendersi facendo causa al Comune di Monteriggioni portando tutta la documentazione che testimonia la permanenza ininterrotta in Italia della ragazza e finalmente qualcuno le ha dato retta. Il giudice si è espresso: Monnalisa ha tutti i requisiti per ottenere la cittadinanza italiana. Inoltre, il Comune di Monteriggioni, per avere seguito le indicazioni del Ministero, è stato condannato a pagare 2.332,91 euro più iva di spese processuali.
Finalmente Monnalisa è diventata quello che da sempre si sente di essere: cittadina Italiana.
“Sono felice, si è realizzato un sogno. – dichiara adesso a corriere.it – Da una parte, non cambia quasi niente; dall’altra, è ufficiale: sono cittadina anch’io, posso votare, esprimere il mio pensiero politico, non devo più fare la fila per rinnovare il permesso di soggiorno”.
Samia Oursana – Italianipiu.it