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Cinema. A Milano uno “Sguardo sull’Albania”

Dal 9 all’11 ottobre 2012, in occasione del Centenario dell’Indipendenza dell’Albania, il Centro di Cultura Albanese in collaborazione con il Comune di Milano porta al Palazzo Morando di Milano una rassegna di alcuni film albanesi. Tra gli ospiti della rassegna il regista Dhimitër Angnosti, l’attrice Rajmonda Bulku e il giovane regista Erion Kadilli

Dal 9 al 11 ottobre 2012, Milano rende omaggio alla cinematografia albanese attraverso la rassegna cinematografica “Sguardo sull’Albania”, proposta dal Centro di Cultura Albanese in collaborazione con il Comune di Milano.

Il cinema del paese delle aquile sarà rappresentato dalle opere “Vdekja e Kalit” (“La morte del Cavallo”), di Saimir Kumbaro, “Parrullat” (“Slogans”), di Gjergj Xhuvani, “Përrallë nga e kaluara” (“Favola dal Passato”) e “Gjoleka djali i Abazit” (“Padre e Padrino”) di Dhimitër Anagnosti. Tutti i film saranno in lingua originale, con sottotitoli in italiano. La rassegna prevede anche la presentazione in anteprima a Milano del film documentario “La Montagna si Nietzhe – In viaggio con Gianni Vattimo”, del giovane regista Erion Kadilli.

Tra gli ospiti della rassegna anche Dhimitër Anagnosti, regista, scrittore e sceneggiatore di successo, autore di molti tra i più bei film della storia del cinema albanese, a cui sarà dedicata la serata del 10 ottobre (scarica il programma).

La rassegna fa parte del ciclo di eventi proposti dal Centro di Cultura Albanese nel Nord Italia per celebrare il centesimo anniversario dell’indipendenza dell’Albania.

Il cinema albanese

“La cinematografia è l’arma più forte”. La frase, nonostante si sia portati a collegarla a Mussolini che la scelse come slogan inserendola in una grande scenografia per l’inaugurazione degli studi di Cinecittà, non è sua. Lo slogan era di Lenin, l’adottò Stalin e la fecero loro anche altri dittatori nei paesi comunisti. Non poteva fare eccezione il dittatore albanese Enver Hoxha che nel 1952 fece suo lo slogan mentre inaugurava a Tirana i teatri cinematografici di posa e di sviluppo, il Kinostudio.

In 40 anni, quel Kinostudio, come arma ideologica del partito unico e suo capo indiscusso Hoxha, avrebbe sfornato più di 200 film e un migliaio tra documentari e cinegiornali: un’enormità per una popolazione che negli stessi anni si triplicava, ma rimaneva pur piccola in numero: alla fine del comunismo, nel 1990, gli albanesi sono solo tre milioni.

Di quei 200 film pochi si salvano oggi: sono in maggior parte prodotti della ragione per cui sono nati, la propaganda del regime: come i film dell’Unione Sovietica, da dove si prestò assieme alla tecnica anche la retorica, ruotano intorno a storie e eventi che hanno al loro centro l’eroe positivo, l’incarnazione letteraria dell’uomo nuovo, una miscela di comunismo puro e albanismo viscerale. Il cinema, come la letteratura, il teatro, la musica, il balletto, è concepito come uno strumento per la realizzazione di questo progetto dottrinario, è una delle armi del partito, anzi, “la più forte arma nell’educazione delle masse”.

Ma ci sono tra quei film anche piccole gemme, tentativi di pochi ma bravi registi, che hanno cercato “di fare cinema” anche nelle condizioni impossibili della censura ideologica e della cinematografia di stato. Tra gli autori diu quell’epoca spiccano Dhimitër Anagnosti, Viktor Gjika, Kujtim Çashku, Pirro Milkani, che provano in alcune loro opere a scostarsi, per quanto possibile, dai rigidi schemi del realismo socialista.

L’uscita dell’Albania nel 1990 dal lungo isolamento segna l’inizio del travagliato periodo di transizione, contrassegnato da grandi difficoltà economiche e sociali che non risparmiano il mondo della cultura. Anche il cinema viene colpito subendo tagli ai finanziamenti e la chiusura dei cinema in quasi tutti i principali centri urbani. La situazione migliora dopo il 1996 con l’introduzione di una nuova legge per il cinema e il conseguente ripristino dei fondi necessari alla realizzazione di nuovi film. Nascono nuove case di produzione e diversi giovani registi, tra cui Gjergj Xhuvani, Artan Minarolli, Fatmir Koçi, Besnik Bisha si affermarono sulla scena artistica albanese. I film degli ultimi 20 anni, anche se poco conosciuti al pubblico straniero, hanno partecipato in vari festival come Cannes, Venezia o Thessaloniki dove hanno spesso ottenuto importanti riconoscimenti di pubblico e di critica.

I film di ieri e di oggi, visti nello stesso contesto, fanno comunque parte di un’unica cinematografia albanese, uniti non solo dalla lingua e dalla nazionalità degli autori, ma anche dalle dimensioni stilisticche e soprattutto dalle proprie tematiche ben definite.

Il Centro di Cultura Albanese

Fondato da un gruppo di intelletuali, artisti ed operatori della cultura e del terzo settore, il Centro di Cultura Albanese si propone di diffondere in Italia la conoscenza della storia e della cultura dell’Albania, favorire l’integrazione della comunità albanese e promuovere lo sviluppo delle relazioni culturali, sociali ed istituzionali tra i due paesi.

Nato dalla volontà di mettere in comune le risorse e l’esperienza pluriennale di diversi partner, il Centro è attualmente presente con proprie sedi in Piemonte e Lombardia, ma svolge la sua attività anche in altre parti del territorio nazionale, sempre in collaborazione e con il sostegno delle collettività locali.

Nello svolgimento della propria attività, il Centro, – che beneficia del supporto e della collaborazione di diverse organizzazioni, pubbliche e private, in Italia e in Albania, – si avvale del coinvolgimento attivo di rappresentanti di spicco del mondo accademico, culturale e letterario albanese e del lavoro di decine di volontari.

Scarica il programma della rassegna cinematografica
“Sguardo Sull’Albania”

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