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DL contro femminicidio e stalking. Permesso di soggiorno alle vittime straniere

Letta: “Vogliamo dare segno di cambiamento radicale”. Per il ministro degli interni Alfano “l’obiettivo è prevenire, punire, proteggere”

Roma, 8 agosto 2013 – Un decreto legge agile, solo 12 articoli. Intervento duro a contrastare tutto ciò che va sotto nome femminicidio. “C’era bisogno in  Italia di dare un segno fortissimo, ma anche un cambiamento radicale sul tema”. Per questo Enrico Letta, al termine del Consiglio dei ministri che ha approvato il decreto per la lotta al femminicidio, si è detto “molto orgoglioso” di questo intervento. Un provvedimento, sottolinea il presidente del Consiglio, che “deve dare un chiarissimo segnale di contrasto e di lotta senza quartiere» al triste fenomeno del femminicidio”, ha spiegato il premier.

“Abbiamo oggi approvato una serie di norme con tre obiettivi: prevenire la violenza di genere, punirla in modo certo e proteggere le vittime. Su questi obiettivi abbiamo organizzato una serie di norme che hanno lo scopo di intervenire tempestivamente prima, di proteggere la vittima, di punire il colpevole e di agire perche’ la catena persecutoria non arrivi all’omicidio”. Così ha presentato il decreto contro il femminicidio il ministro dell’interno Alfano.

Permesso soggiorno a vittime straniere – “Abbiamo deciso di concedere un permesso di soggiorno per motivi umanitari a quei soggetti che subiscono violenze e che siano stranieri”, ha confermato il ministro dell’Interno Alfano, illustrando il decreto contro il femminicidio.

Tra i punti più importanti del decreto, l’arresto obbligatorio in flagranza per delitti di maltrattamento familiare e stalking; allontanamento da casa del coniuge violento, se c’è un rischio per l’integrità fisica della donna; l’irrevocabilità della querela nei confronti del violento; l’aumento di un terzo della pena se alla violenza assiste un minore, la cosiddetta violenza assistita;  l’inasprimento della pena anche nel caso in cui il delitto di violenza sessuale è consumato ai danni di donne in stato di gravidanza o se il fatto è consumato ai danni del coniuge, anche divorziato o separato, o dal partner.

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