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Il sociologo senegalese: “Killer armato dal razzismo quotidiano”

Aly Baba Faye, sociologo di origine senegalese: “La strage di Firenze è la punta di un iceberg, il problema non è solo il gesto di un folle. Gli immigrati in Italia sono diventati capri espiatorio, mostri da colpire. Si rischia una protesta violenta, le istituzioni stiano vicine alla comunità”

Roma  – 14 dicembre 2011 – Due cittadini senegalesi morti, altre tre feriti ed il killer suicida. È il bilancio della mattinata da far west a Firenze, del 13 dicembre, su cui pesa pesantemente l’ombra del razzismo.

Intorno alle 12.30 in piazza Dalmazia, Gianluca Casseri ha fermato la sua  Polo grigia davanti all’edicola è sceso ed è entrato  nel mercatino rionale. Si e’ quindi diretto verso tre venditori senegalesi e ha esploso 4 colpi. Due africani sono deceduti, un terzo e’ stato portato  d’urgenza, in gravissime condizioni, al vicino ospedale di Careggi. Morto anche il killer, un militante di estrema destra, durante un conflitto a fuoco con la Polizia

“Lo sfondo razzista di quello che è successo è evidente. L’assassino si è andato a scegliere le sue vittime al mercato, sapendo di trovarle al lavoro. Ha aperto il fuoco contro un bersaglio semplicissimo, gli ambulanti con la pelle nera”.

Aly Baba Faye
Aly Baba Faye, sociologo e leader storico della comunità senegalese, si dice “sconvolto” per la strage di Firenze, ma analizza con lucidità il contesto in cui è maturata: “Negli ultimi anni in Italia si è seminato molto razzismo, la diversità è diventata un male, l’immigrato la vittima da sacrificare. C’è stato un crescendo che ha legittimato il razzismo, con la politica che insisteva sulla sicurezza e sulle espulsioni, trasformando gli immigrati in una minaccia”.

Vede un filo conduttore tra i casi di Torino e Firenze?

“Certo. La sedicenne che sente sempre parlare male degli zingari, quando si deve inventare uno stupro dà la colpa ai rom e altri vanno a bruciare il loro accampamento. Un folle di estrema destra che spara sugli immigrati è la mano armata di un pensiero seminato da anni. Siamo davanti alla punta di un iceberg,  il problema non è solo la punta, ma tutto l’iceberg”.

La crisi economica aggrava questa situazione?

“La crisi economica è terribile e si rischia di scivolare in un clima pesantissimo. La gente non ne può più, è preoccupata e trova negli immigrati un comodo capro espiatorio. Diventi colpevole per il solo fatto di essere rom, extracomunitario, nero. È un continuo fiorire di insulti e ci vuole poco per passare dalla violenza verbale a quella fisica. Sempre più spesso si premette la frase “io non sono razzista, ma ” a discorsi davvero  atroci contro gli immigrati”.

E gli immigrati denunciano?

“Macchè, ormai sono quasi assuefatti a questo clima diffuso. È una sconfitta per chi lavora da anni nell’antirazzismo. Qualche giorno fa ero su un autobus a Brescia e un gruppo di ragazzini ha snocciolato davanti a me una ricca serie di luoghi comuni contro musulmani e neri. Lo hanno fatto sfoggiando un arsenale di linguaggio che dimostra quanto le nuove generazioni abbiano assorbito il profilo del ‘mostro’ che ci è stato cucito addosso”.

Come crede che reagirà la comunità senegalese a quello che è successo oggi?

“Oggi ho sentito molti ragazzi di Firenze e c’era tantissima rabbia. Non si può pensare che  gli immigrati subiscano sempre in silenzio, pensiamo a quello che è successo a Rosarno. Servono messaggi distensivi, perché non si scivoli in una protesta violenta. Le istituzioni dovrebbero stare particolarmente vicine alla comunità in questo momento”.

Elvio Pasca

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