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“La notte del Martire”, la storia del seminarista che sfidò il comunismo

Il melodramma è dedicato al seminarista Mark Çuni nato a Rranxa, Scutari nel 1919, ucciso dalla dittatura comunista nel 1946. È uno dei 38 martiri proclamati Beati da Papa Francesco. Sarà presentato domenica a Legnano, e lunedì a Pistoia

La domenica del 9 luglio presso la parrocchia di San Pietro, rione Canazza di Legnano dopo  la santa messa mensile come di consueto alle 15.30 e il lunedì 10 luglio nella Chiesa di San Paolo Apostolo a Pistoia sarà presentato un melodramma dal titolo “La notte del martire”, dedicato al giovane seminarista Mark Cuni, ucciso dalla dittatura comunista e recentemente beatificato nella chiesa di Scutari.

A presentarlo sono alcuni giovani della parrocchia San Rocco di Rranxa – Bushat (un comune nei pressi di Scutari) guidati dal loro giovane parroco don Dritan Ndoci. Questo nuovo beato è nato proprio nel villaggio di Rranxa e quindi diventa un esempio di coraggio e fede per tutti i giovani. Per questo motivo  hanno deciso di fare qualcosa, di mettersi in  gioco volontariamente, raccogliendo dei fondi per poter realizzare una statua in onore del martire Mark Çuni.

Collaborano alla serata di Legnano anche il gruppo folcloristico dell’associazione “Ura e Bashkimit” – ed è proprio il rappresentante di questa associazione, Aleks Vukaj, che ci informa – con un pezzo strumentale  e alcune canzoni.

La notte del martire

Mark Çuni nato a Rranxa, Scutari nel 1919. Gia da piccolo decise di entrare in seminario. Era una decisione molto sofferta. Primo perchè era figlio unico (aveva solo una sorella), dunque non avrebbe lasciato eredi alla sua famiglia. Ma molto di più perché le circostanze erano diventate molto dure a causa della morte del papà di Mark alcuni anni prima, lasciandolo così solo con la madre e la sorellina.

Ma quì certamente un ruolo molto importante avrà avuto la mamma di Mark: si dice che era una donna di una grande fede, anche se molto provata dalla vita. Quando la figlia si sposerà, lei avrebbe sofferto ancora di più la solitudine e Mark certamente avrà imparato molto dallo spirito di sacrificio che sua madre aveva.

Mark era un ragazzo molto intelligente. Da seminarista scrisse un piccolo libro di poesie dal titolo “Il decoro del parlare”, dove cercava di spiegare in poesia la grammatica albanese. Si può vedere chiaramente in questo libretto il talento che si nascondeva già in lui.

L’arrivo del comunismo in Albania certamente sconvolse moltissimo l’animo di questo giovanotto. Tanto più si sconvolse quando fucilarono Dom Ndre Zadeja, il quale era una specie di “idolo” per Mark, a causa della grande fede e creatività che questo sacerdote santo aveva.

In quel tempo i vescovi avevano proibito severamente ai sacerdoti e ai nuovi chierici che si intromettessero in questioni politiche. Per questo avevano scritto persino una circolare. I comunisti avevano cominciato a fare una vera strage nei quartieri delle città, dei villaggi in pianura e in montagna uccidendo ovunque uno o piu uomini onesti e di buona fama. Volevano prendere in mano ad ogni costo il potere e, il mezzo che scelsero di usare, era il seminare terrore.

Nella piccola Albania (dove i cattolici erano una piccola minoranza) vennero uccisi durante i 45 anni della dittatura 67 sacerdoti. Circa 50 di questi furono uccisi solo negli anni 1945-1952. Mark fu fucilato il 4 marzo 1946.

Mark voleva, e ci riuscì, a fondare un’organizzazione che lo chiamò “L’unione albanese”, per poter sensibilizzare la popolazione a fare resistenza al comunismo con la sola forza dell’intelligenza e della cultura. Nella sua coscienza Mark si trovava tra due direttive diverse: da una parte era quella dei suoi superiori che lo proibiva si immischiarsi in politica, e dall’altra era la pressione internazionale che era scatenata contro il comunismo. Anche il Vaticano parlavo con molta severità contro il comunismo, il Papa minacciava scomunica per chiunque aderisse al comunismo. Mark scelse di obbedire a quest’ultima direttiva.

Ma non durò molto e venne arrestato. Qualcuno lo denunciò di nascosto. I comunisti avevano finalmente il pretesto che da molto stavano aspettando di avere: cosi arrestarono anche i suoi superiori e molti altri.

Ma il carcere, dove si trovava con i suoi superiori, e l’attesa di uscire di fronte alla squadra che li avrebbe fucilati dopo che era stata data la sentenza, si dice che si trasformò in un tempo straordinario di grazia per Mark. Il cuore grande dei suoi superiori lo calmava di non darsi la copla piu di tanto (si dice che Mark quasi svenì quando venne a sapere che avevano arrestato pure loro) e lo invitavano ad afrontare la morte come lo affrontano i martiri: sapendo che stavano andando in paradiso e perdonando i suoi esecutori. E, infatti, le ultime parole di Mark sarebbere state parole si perdono per i suoi assassini.

Durante i giorni del tribunale, si dice che sua madre era presente in aula. Era certamente preoccupata, ma dall’altra parte cercava di persuadere suo figlio a pensare a Cristo. I testimoni raccontano che lei, da una distanza abbastanza grande, cercava di dire al filgio con dei segni con gli occhi e con le mani, di non avere paura ma di pensare a Gesù. Anche se con immenso dolore, come ogni madre, lei affrontò con molta fede il martirio di suo figlio. Testimonianze commoventi sostengono che, quando le raccontarono che suo figlio era stato fucilato, lei disse: “Ora, mio figlio è diventato sacerdote”.

Morì molti anni dopo suo figlio, lascando come ultimo desiderio che, la camicia con macchie di sangue del suo figlio (la quale non si sa come le era venuta in mano, ma che era proprio la camicia che Mark aveva addosso quando lo fucilarono) la mettessero insieme a lei nella bara.

Mark, insieme ad altri 37 martiri, è stato proclamato Beato da Papa Francesco e ora gode la stima e l’afetto soprendente di tutti, ma specialmente degli abintanti del suo villaggio nativo, affetto e stima che i comunisti durante la dittatura cercarono di sradicare in tutti i modi, con calunie e terrore, ma non ci riuscirono.

Questo dramma, “La notte del martire”, vuole descrivere piu o meno tutto questo cammino, dalla sofferenza estrema di un giovanotto alla gloria che egli si è acqustato grazie alla sua fede.

 

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