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Legittima difesa o giustizia fai-da-te?

Sinceramente mi dispiace per entrambi i giovani. Per il 26enne albanese, che se n’è andato prematuramente per un gesto che ha innescato la reazione del suo quasi coetaneo italiano, come nella stessa maniera mi dispiace per il giovane 29enne che ha agito senza pensare alle conseguenza disastrose che questa sua azione porterà nei suoi confronti e nei confronti delle persone più care a lui vicine, con la sua carcerazione.
Di Arber Agalliu

Quello che è successo pochi giorni fa nel bresciano ci fa riflettere su due cose in particolar modo, in primis sul valore della vita umana e successivamente sull’irresponsabilità dei media nel garantire una chiara e veritiera informazione.

Condanno fortemente il gesto illegale compiuto dal giovane albanese, il quale in collaborazione con una seconda persona ha cercato di impossessarsi di beni altrui introducendosi in una proprietà privata.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, il proprietario di casa, un ragazzo di 29 anni, allertato dai vicini si è precipitato presso la propria abitazione dove ha sorpreso i due ladri e dopo aver imbracciato il fucile da caccia ha sparato uccidendo uno dei malviventi.
Quello che i giornali e i telegiornali riportano sembra un caso di legittima difesa, nel quale il proprietario di casa rischia la vita e non potendo fare altro spara ai malviventi.

Dopo qualche ora, una seconda ricostruzione del fatto viene fuori. Cambia totalmente la scena del crimine, che non è più la casa presa di mira dai ladri ma bensì i vicoli della città di Serle, dove il proprietario insieme ad un gruppo di amici, dopo aver inseguito e raggiunto uno dei malviventi, hanno una colluttazione con quest’ultimo, durante la quale parte un colpo accidentale dal fucile che il 29enne si era portato appresso, lasciando a terra morto l’albanese 26 enne.

La terza ricostruzione, la più plausibile, parla del 29enne e di suo padre, i quali dopo essere stati allertati dai vicini di casa, sono giunti nell’abitazione. Mentre i due proprietari si trovavano all’interno del piano terra della casa, i due malviventi si sono gettati dal balcone del secondo piano nel tentativo di fuggire. Il 29enne dopo aver inseguito in vano i ladri, non riuscendo a raggiungerli, ha cominciato una caccia all’uomo con il fucile in mano per le vie della cittadina di Serle, dopo qualche ora riesce a scovare ed a sparare ad uno dei due malviventi.

Una caccia conclusa nel migliore dei modi visti i grandi sforzi del giovane e la lunga ricerca della preda durata diverse ore. Infatti, le forze dell’ordine saranno allertate del furto solamente due ore dopo l’accaduto, quando ormai la giustizia “self service” era già stata compiuta.
Peccato che per la tutela della vita e della proprietà debba essere rispettato il così detto Codice Penale, che all’articolo 52 recita:
Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa.
Nei casi previsti dall’articolo 614, primo e secondo comma, sussiste il rapporto di proporzione di cui al primo comma del presente articolo se taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere: a) la propria o altrui incolumità; b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione”.

Peccato che in questo caso l’omicida non ha agito per “esservi costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui”, ha agito semplicemente per vendetta personale e/o preso dall’ira. Non mi pare affatto che “la difesa sia proporzionale all’offesa”, in un caso in cui si ribaltano i ruoli, dove colui che prima risultava essere preda, una volta fuori da ogni pericolo, diventa predatore.

Quanto accaduto nel bresciano non ha niente da invidiare alle migliori pellicole di Sergio Leone, o alle migliori interpretazioni di Clint Eastwood nei film del Far West, dove la giustizia assume un’interpretazione personale e porta gli individui ad ammazzare “Per un pugno di euro” sottratti.

Non capisco molto di giurisprudenza, ma la morte del giovane ladro albanese mi pare tutt’altro che accidentale. Forse sarebbe meglio dire che si è trattato di “omicidio”, quello stesso omicidio doloso (comunemente chiamato volontario), che è previsto dall’articolo 575 del Codice Penale e che consiste nel provocare volontariamente la morte di un’altra persona. L’art. 42 del C.P. recita:  nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se non l’ha commesso con dolo…. In poche parole si ha dolo quando il soggetto agisce con coscienza e volontà ed in questo caso si è trattato di Omicidio Premeditato.

Non dobbiamo scordarci che qualsiasi vita umana vale sempre e comunque, anche di fronte ad un torto subito, contro questo principio ci sono solo ingiustizie e barbarie.

Sinceramente mi dispiace per entrambi i giovani, sia per il 26enne albanese, che se n’è andato prematuramente per un gesto che ha innescato la reazione del suo quasi coetaneo italiano, come nella stessa maniera mi dispiace per il giovane 29enne che ha agito senza pensare alle conseguenza disastrose che questa sua azione porterà nei suoi confronti e nei confronti delle persone più care a lui vicine, con la sua carcerazione.

Cioè che mi meraviglia di più è il modo in cui la vicenda è stata presentata dai mass media, che senza una minima responsabilità hanno gettare benzina sul fuoco, contribuendo così all’aumento dell’odio nei confronti degli extracomunitari. Tuttora nessun titolo di giornale è stato cambiato, quasi tutti fanno riferimento ad una faccenda consumata all’interno delle mura domestiche per difesa personale, pochi parlano di omicidio.

“Serle, trova ladro in casa: gli spara e lo uccide”.

“Scoperto dal proprietario di casa, ladro albanese ucciso a colpi di fucile”.

“Torna a case e scopre un ladro, lo uccide con un colpo di fucile”.

“Serle, spara al ladro con un fucile da caccia. Ucciso 25enne albanese”.

Sul web e sui social network sono tantissimi i commenti a favore del giovane di Serle, molti suoi concittadini si sono mostrati solidali con il ragazzo per il gesto compiuto vista la situazione in cui vivono ed i tanti furti che subiscono di questi tempi. Un gruppo a sostegno del 29enne è comparso anche su Facebook col nome “Vogliamo libero Mirko Franzoni”, dove la maggior parte degli utenti commentano accusando l’elevato numero di extracomunitari presenti in Italia, la malagiustizia e le forze dell’ordine che non svolgono il loro dovere.

Molti abitanti di Serle hanno dichiarato di conoscere il giovane, loro concittadino, lo conoscevano come un bravo ragazzo, timido, buono e riservato con la passione per la caccia, proprio quella “caccia” che gli ha rovinato la vita per sempre.

Probabilmente tanti mi attaccheranno dicendo che voglio difendere un ladro, un delinquente, un malvivente solo perché è albanese come me, ma la fiaccolata di lunedì a sostegno della famiglia del 29enne mi è sembrata veramente una scelta assurda, come assurdi sono i commenti e le giustificazioni che le persone hanno affermato nei confronti del giovane omicida, cercando di presentarlo con il massimo della bontà e non come una persona che ha sbagliato togliendo la vita a qualcun altro.

Arber Agalliu

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